Gregorio Scribano. Il giornalismo come servizio pubblico, non spettacolo di intrattenimento.

Il Dottor Gregorio Scribano, opinionista, content editor di riferimento per il citizen journalism, e fondatore di Freeskipper Italia, il social network che fa opinione, è noto per la sua analisi critica sul rapporto tra politica, media e cittadini. In questa intervista discutiamo con lui un tema fondamentale: il ruolo dei giornalisti nel garantire un’informazione di qualità e nel contrastare la deriva spettacolarizzata dei media. Una attualissima riflessione sul ruolo dei giornalisti nella scelta di ciò che offrono ai loro lettori.

Dottor Scribano, il giornalismo oggi sembra sempre più asservito alla logica dell’intrattenimento piuttosto che a quella dell’informazione. Dove sta la responsabilità maggiore: nei politici che eludono le domande o nei giornalisti che non le pongono con incisività?

La responsabilità è condivisa. I politici evitano questioni scomode e preferiscono lo scontro ideologico, mentre i giornalisti spesso non li incalzano come dovrebbero. I media tendono a confezionare un prodotto che intrattiene più che informare. Il problema è che il pubblico si abitua a questo modello e smette di pretendere contenuti di qualità. C’è bisogno di un cambio di paradigma, ma spetta ai media rompere questo circolo vizioso.

Se lei fosse alla guida di un programma di approfondimento politico, quali domande riterrebbe fondamentali per un vero dibattito pubblico?

Domande chiare e concrete, che toccano i problemi reali delle persone:

  • Quali misure concrete intendete adottare per combattere la precarietà lavorativa e garantire salari dignitosi?
  • Come risolvere il problema dell’accesso alla sanità pubblica senza che i cittadini debbano rivolgersi al privato?
  • Quali politiche fiscali prevedete per combattere l’evasione senza colpire solo lavoratori dipendenti e pensionati?
  • Come intendete affrontare la crisi abitativa e il caro affitti nelle grandi città?
  • Quali investimenti sono previsti per migliorare il trasporto pubblico e ridurre traffico e inquinamento urbano?
  • Qual è il vostro piano concreto per riformare un sistema previdenziale che sta spingendo l’età pensionabile verso i 70 anni con assegni inadeguati?

Questi e tanti altri ancora sono i temi su cui i cittadini vorrebbero risposte concrete. Eppure, troppo spesso, vengono messi in secondo piano a favore di slogan, e frasi ad effetto e dichiarazioni di facciata.

Perché i giornalisti non insistono su questi temi, preferendo discussioni generiche e sterili?

Esistono due fattori chiave: la dipendenza economica e la logica dello spettacolo. I grandi gruppi editoriali hanno interessi specifici e i giornalisti, nella maggior parte dei casi, non hanno la libertà di spingersi oltre determinati limiti. Inoltre, si è consolidata una cultura televisiva che privilegia la polemica e la polarizzazione, elementi che garantiscono più audience rispetto a un’inchiesta accurata. Il talk show ha preso il posto del giornalismo d’inchiesta, trasformando l’informazione in un’arena di battibecchi senza costrutto e di dibattiti sterili e privi di reale approfondimento.

Il citizen journalism può rappresentare una valida alternativa al giornalismo tradizionale?

Sì, ma con delle riserve. Oggi i cittadini hanno strumenti potenti per raccogliere e diffondere informazioni, ma senza un’adeguata preparazione rischiano di alimentare la disinformazione. Serve una maggiore educazione alla verifica delle fonti e alla costruzione di contenuti di valore. Se fatto bene, il citizen journalism può rappresentare un contrappeso importante al giornalismo tradizionale, costringendolo a migliorare.

Quali strategie potrebbero adottare i media per recuperare credibilità e autorevolezza?

Prima di tutto, tornare alla centralità dell’inchiesta giornalistica. Bisogna investire in contenuti approfonditi e verificati, invece di puntare solo sullo spettacolo. Poi, sarebbe utile diversificare le voci e i punti di vista, evitando di dare sempre spazio agli stessi opinionisti. Infine, è necessario coinvolgere maggiormente i cittadini nel processo informativo, rispondendo alle loro domande e preoccupazioni reali.

C’è speranza per un’informazione di qualità?

Sì, ma richiede uno sforzo collettivo. I giornalisti devono avere il coraggio di rompere con certe logiche imposte dall’alto, e i cittadini devono premiare i contenuti di valore. Se il pubblico smettesse di seguire i format che puntano solo allo spettacolo e iniziasse a supportare il vero giornalismo, il mercato si adeguerebbe. Il giornalismo è un pilastro della democrazia: non possiamo permettere che si riduca a un mero spettacolo da palinsesto televisivo, laddove i giornalisti sono addirittura arrivati ad intervistarsi tra di loro!

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