Draghi governa. I partiti giocano.

Lo abbiamo detto più volte e i fatti di questi ultimi giorni – stigmatizzati dalla pantomima Grillo-Conte sulla spartizione di ciò che resta dei 5stelle, dalla telenovela della Legge Zan-Pd-M5s-LeU-Iv-Ferragnez, dalle schermaglie del centrodestra, ecc, ecc – ne sono la dimostrazione plastica.

La politica, i politici, i partiti e i leader stanno lì a giocare nella cameretta dei bambini con i loro balocchi.

Mario Draghi, invece, siede nel salotto di casa assieme ai grandi a governare il paese e a decidere sulle cose che contano.

Insomma, i partiti continuano a perdersi nei loro giochi, pensando più a come prendere voti, che a lavorare per il bene del paese e nell’interesse degli italiani, perchè tanto alle cose serie ci pensa Draghi.

L’alleanza PD-M5S, in attesa di capire chi tra Grillo e Conte la spunterà nella faida pentastellata, vacilla in un campo di centro sinistra già fragile di suo, laddove è difficile la convivenza tra le diverse anime che vanno da Letta a Calenda, a Renzi fino a Sinistra italiana e a Bersani.

Ma il centrodestra non se la passa meglio: la rivalità Salvini-Meloni per conquistare la leadership del centrodestra rischia di far deragliare un treno che sembrava diretto a vincere senza intoppi le politiche del 2023. Ma la telenovela dei candidati sindaco nelle città più importanti, e il ‘Manifesto europeo’ antisovranista firmato da Salvini e Meloni con Orban e Lepen, la dicono lunga sullo stato di salute dell’alleanza Lega-FdI-FI. 

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