Il “compromesso storico”, anzitutto. Un’espressione nobile per benedire il prosaico matrimonio tra ideologie ed apparati noto come “cattocomunismo”. Un ircocervo logico che aveva un unico comune denominatore: lo statalismo, il No all’economia di mercato in nome di uno pseudosolidarismo moraleggiante e dirigista. E che visse come gestione spartitoria del potere (alla Dc il governo nazionale, al Pci le amministrazioni e le roccaforti culturali) usando perennemente la spesa pubblica come leva del consenso. Qualcosa che spiega molto bene il deficit duraturo e trasversale di cultura liberale nelle classi dirigenti del Belpaese, e che Giulio Andreotti liquidò superbamente in diretta: “Il compromesso storico è il frutto di una profonda confusione ideologica, culturale, programmatica, storica. E, all’atto pratico, risulterebbe la somma di due guai: il clericalismo e il collettivismo comunista”.
E che dire dell’altro guaio che ci trasciniamo da decenni, la famigerata “questione morale”, tutto a firma berlingueriana? I partiti che fecero la Repubblica e la tennero dalla parte giusta della storia, cioè con le democrazie occidentali e nella Nato, ridotte a “macchine di potere e di clientela”, malaffare puro, mentre “per noi comunisti la passione non è finita”.
Nemmeno la passione per il comunismo. Non solo il mitologico “strappo” con l’Urss fu dilazionato e tardivo, ma non mise mai in discussione la teoria e la prassi marxiste di per sé, tanto che la proposta alternativa prese il nome di “eurocomunismo”, segno anche linguistico che Berlinguer non ruppe mai con la tradizione totalitaria della falce&martello.
La strombazzata “questione morale” originò poi almeno due sottogeneri. Il giustizialismo generico e feroce che arrivò all’apogeo con l’orgia manettara di Mani Pulite (dove ad essere nel mirino non erano singoli reati, ma proprio quel sistema dei partiti cannoneggiato da Berlinguer) e che oggi è una delle poche ragioni sociali che tiene insieme il Movimento Cinque Stelle. E il cronico complesso di superiorità etica delle sinistre, che più viene smentito dalla cronaca più trionfa nella retorica. Ci sono eredità migliori, diciamo.