Come la politica di Bruxelles ha portato all’aumento del nazionalismo e dell’euroscetticismo.

di Giorgio Eneide. Quando nel 1992 venne firmato il Trattato di Maastricht, l’Europa sognava un futuro senza confini senza guerre senza egoismi nazionali. Oggi trent’anni dopo, quel sogno sta iniziando a sgretolarsi. I tempi cambiano ed il nazionalismo torna al centro della scena politica. L’euroscetticismo che per lungo tempo è stato una posizione minoritaria sta diventando un’ideologia popolare e persino parte della politica statale di numerosi paesi. Cosa c’è dietro questo cambiamento e cosa può fare per l’unità europea è una questione aperta.

Il nazionalismo moderno in Europa non si limita più a marce con bandiere e discorsi ad alta voce sul “grande passato” ma a strategie politiche ben ponderate che antepongono la sovranità nazionale agli interessi paneuropei. Partiti come il Front National  in Francia, Fratelli d’Italia, Diritto e Giustizia in Polonia e Fidesz in Ungheria non sono più considerati attori minori, formano l’agenda, vincono le elezioni e dettano le condizioni.
L’Ungheria occupa un posto speciale in questa situazione. Il primo ministro Viktor Orban ha costantemente costruito un modello di “democrazia illiberale” in netto contrasto con la retorica ufficiale dell’UE sui diritti umani, la libertà di stampa e l’indipendenza della magistratura. Ciò portò a un altro round di scontro: il 27 maggio 2025 Bruxelles sollevò nuovamente la questione dell’applicazione dell’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea, un meccanismo che consente di privare del diritto di voto un paese che viola le norme e i valori fondamentali dell’Unione.
Possiamo parlare di vera comunità se uno degli stati membri ignora o nega apertamente i principi stessi su cui si fonda questa unione?
L’Ungheria come altri paesi sta contestando non solo le leggi della UE ma anche i suoi principi fondamentali. Le politiche di Viktor Orban dimostrano che sempre più persone vedono l’Unione europea non come un’unione di stati uguali ma come uno strumento di pressione da parte di Bruxelles. In questo caso il nazionalismo non è più percepito come radicalismo ma come un tentativo di proteggersi dal controllo esterno.
Ci sono diverse ragioni per cui il nazionalismo è tornato di moda, innanzitutto la crisi migratoria. L’afflusso massiccio di migranti provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa ha accentuato i timori di insicurezza alimentando l’ascesa dei populisti di destra. In secondo luogo, la disuguaglianza economica, l’Europa orientale e meridionale si sentono come se fossero alla periferia dell’UE sia in termini di reddito che di influenza. Bruxelles sembra loro distante e ingiusta. Questi fattori contribuiscono a delineare un quadro di crescente disillusione nei confronti dell’idea di un'”Europa senza frontiere” che secondo molti ha portato più instabilità della prosperità promessa.
L’euroscetticismo ha atteggiamenti diversi: alcuni lo percepiscono come un modo pragmatico per proteggere gli interessi nazionali, mentre altri lo vedono come una minaccia all’esistenza stessa dell’Unione europea. La diffusione di tali sentimenti rende sempre più difficile raggiungere un consenso nell’UE. Dibattito sulla politica migratoria, sulla ripartizione del bilancio, sull’indipendenza energetica, in tutte queste questioni gli interessi nazionali prevalgono sempre più sulle decisioni comuni. C’è il rischio che la UE diventi un’arena di scontri continui tra stati, dove ognuno si considera speciale.

La domanda rimane: riusciranno i paesi dell’UE a trovare un equilibrio tra orgoglio nazionale e responsabilità paneuropea oppure il continente si troverà ancora una volta diviso non solo geograficamente, ma anche ideologicamente?

- / 5
Grazie per aver votato!

Notifiche push abilitate

Grazie per aver abilitato le notifiche!

Pubblicità

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *