Casa dell’acqua pubblica: nelle Maldive il progetto eco della Bicocca.
come, ad esempio, le famiglie di coralli. Sull’isola, col tempo, s’è tuttavia presentato un problema: l’acqua. La popolazione del luogo non ha, infatti, acqua potabile, da qui l’idea di un dissalatore con la creazione di una casa dell’acqua pubblica. Il progetto è stato presentato il 14 novembre scorso a Marrakech, in Marocco, in occasione di COP 22, la conferenza Onu sul clima. Il progetto, condiviso con gli isolani, nasce dalla collaborazione fra l’ateneo milanese, il governo italiano e quello delle Maldive. Una volta in funzione, il dissalatore fornirà acqua pulita agli 850 abitanti dell’isola, che così potranno preparare in sicurezza cibi e bevande, sottraendosi al rischio di malattie scatenate da acque contaminate. L’acqua pulita aiuterà, inoltre, l’edilizia nella preparazione delle malte. L’acqua dissalata verrà utilizzata anche dal centro di ricerca, dove ottimizzerà le prestazioni delle attrezzature del laboratorio, nonché di lavatrici e caldaie. L’impianto verrà realizzato sia all’interno che all’esterno del centro. Quello all’aperto diventerà una “vera e propria casa dell’acqua pubblica”, dove gli isolani potranno “rifornirsi gratuitamente d’acqua”, sostando fra panche e fioriere. Un dissalatore anche ecosostenibile grazie all’utilizzo di energia rinnovabile prodotta da pannelli solari termici e fotovoltaici applicati alle strutture, esistenti, del centro, che a sua volta ospiterà il locale tecnico e il deposito interrato di acqua potabile. L’idea è di realizzare l’intero progetto in legno, materiale ecosostenibile e riciclabile per eccellenza. Un progetto sostenibile anche socialmente: l’impianto verrà, infatti, costruito da manovalanze locali, così come locali saranno materiali e tecniche costruttive, mentre il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell’ateneo milanese promuoverà un “progetto educativo sull’acqua” per sensibilizzare la popolazione di Magoodhoo all’utilizzo di un “prezioso bene comune”. Il progetto prevede inoltre, in collaborazione con la Maldive National University, la ricostruzione, grazie a una carota di 40 metri che verrà estratta durante la perforazione del bacino dell’acqua, e qui entreranno in gioco i geologi, dei cambiamenti climatici che hanno interessato le Maldive. Gli ecologi marini studieranno invece la comunità biologica marina che popola le barriere per verificare che non vi siano impatti negativi sui coralli presenti nelle zone di emissione delle acque reflue dell’impianto. Analisi chimico-fisiche, infine, verranno effettuate sull’acqua filtrata per testarne la qualità.
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