di Giovanni Graziano Manca. Anni Cinquanta. Un lungo viaggio con sua madre costituisce l’occasione, per il piccolo Roy, di far affiorare fantasie, entusiasmi, ingenuità, ma anche paure e incertezze tipiche di un bambino di nove anni.
[Barry Gifford | Wyoming. Traduzione di M. Carpi. 112 pagg., 18 € Edizioni Jimenez, Roma 2021]
Gifford, autore di grande valore impegnato in modo particolare nella descrizione di paesaggi americani e di certi aspetti deteriori dell’american “way of life” (molto ben esplicitati in libri come “Notti del sud”, peraltro, pubblicato sempre da Jimenez lo scorso anno), è attivo anche come sceneggiatore in campo cinematografico.
Per contenuti e per stile, le opere dello scrittore dell’Illinois appaiono ispirate a quelle degli scrittori della Beat Generation. “Wyoming” è costruito esclusivamente sui dialoghi che si svolgono tra i due protagonisti.
Un modo di scrivere minimale, quello di Gifford, che rispecchia uno stile chiaro, diretto, di facile lettura.
Gli spazi più estesi del territorio degli Stati Uniti vengono visti dallo scrittore come luoghi in cui le opportunità possono trovare concreta realizzazione, ma anche come luoghi dove possono annidarsi i più grandi pericoli.
La fine psicologia dell’autore (significativa, a tal proposito, l’opinione di David Lynch sulle capacità narrative giffordiane: “Il suo”, afferma il regista statunitense, “è un mondo libero e selvaggio, ma con una profonda comprensione della vita”), per rappresentare tutte le sfumature che caratterizzano il rapporto dialettico e affettivo esistente tra madre e figlio, si serve dei temi più vari come quelli della natura e della vita degli animali, del tempo che passa, dell’amore e dell’amicizia, e cosi via.
Lettura consigliata, “Wyoming”, primo di una serie di libri giffordiani dedicati al personaggio di Roy che Jimenez porterà in libreria nel corso del 2022.