Ci risiamo. Cambia il nome della ong, ma è sempre lo stesso teatrino. Un tira e molla stucchevole dal finale scontano: paginate dei giornaloni, maratone televisive, twitter e facebook a raffica, sali e scendi dei sinistri dalle ong, il governo che dice una cosa, la magistratura che sentenzia l’esatto contrario, Bruxelles che fa orecchio da mercante, poveri disgraziati a “mollo” per giorni e giorni… e poi finisce che sbarcano sempre in Italia.
Paese diviso. Diviso sia al bar che all’interno delle istituzioni. La Troika – dividi et impera – ci rispetta meno di zero e ci considera il campo profughi del Vecchio continente, brandendo la mannaia della procedura d’infrazione. Gli scafisti – con o senza ong – continuano la tratta degli schiavi e ci riempiono di migranti.
Basta non se ne può più: o ce li prendiamo tutti, sempre e comunque, senza tutte ‘ste sceneggiate, oppure alziamo un muro anche sul Mediterraneo tra Italia e Africa.