Tutti inocenti fino al terzo grado di giudizio, ma il sospetto è che in Italia ‘il più pulito c’ha la rogna’.

di Redazione. “Alla luce delle indagini delle procure di Roma e Palermo, con il coinvolgimento della Direzione investigativa antimafia di Trapani, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha disposto il ritiro delle deleghe al sottosegretario Armando Siri, in attesa che la vicenda giudiziaria assuma contorni di maggiore chiarezza. Secondo il Ministro, una inchiesta per corruzione impone infatti in queste ore massima attenzione e cautela”. Lo si legge in una nota del Ministero, emanata a seguito della notizia delle indagini a carico del sottosegretario leghista ai Trasporti, Armando Siri, indagato per corruzione.

L’autodifesa del sottosegretario. “Non so niente. Non ho idea, non so di cosa si tratti. Non ho fatto niente di male: non ho ragioni per dimettermi. Devo prima leggere e capire. Ho letto di nomi che non so”. E’ la prima reazione a caldo del diretto interessato il sottosegretario Armando Siri, alla notizia che è indagato per corruzione dalla procura di Roma nell’ambito di un’inchiesta nata a Palermo. “Sicuramente – ha aggiunto – non c’entro niente con vicende che possano avere risvolti penali. Mi sono sempre comportato nel rispetto delle leggi. Sono tranquillo”. “Respingo categoricamente le accuse che mi vengono rivolte. Non ho mai piegato il mio ruolo istituzionale a richieste non corrette”. Lo afferma in una nota il sottosegretario Armando Siri. “Chiederò di essere ascoltato immediatamente dai magistrati e se qualcuno mi ha accusato di queste condotte ignobili non esiterò a denunziarlo“, aggiunge.

M5S chiede dimissioni immediate. Dura la linea dei 5stelle con Luigi Di Maio che ha immediatamente cavalcato il momento di difficoltà all’interno del Carroccio sparando a zero contro il sottosegretario: “Se i fatti sono questi – ha detto – Siri si deve dimettere dal governo. Gli auguro di risultare innocente e siamo pronti a riaccoglierlo nel governo quando la sua posizione sarà chiarita”.

Insomma, un’occasione d’oro per Di Maio di infilzare gli alleati di governo: “Un sottosegretario indagato per fatti legati alla mafia è un fatto grave. Non è più una questione tecnica giuridica ma morale e politica. Va bene rispettare i tre gradi di giudizio, ma qui la questione è morale. Ma se i fatti dovessero essere questi è chiaro che Siri dovrebbe dimettersi”. E poi lancia la sfida direttamente a Salvini: “Non so se lui concorda con questa mia linea intransigente, ma il mio dovere è tutelare il governo. Credo che anche a Salvini convenga tutelare l’immagine della Lega”.

La Lega fa quadrato intorno a Siri. In una nota il Carroccio conferma la “piena fiducia nel sottosegretario Armando Siri, nella sua correttezza. L’auspicio – afferma – è che le indagini siano veloci per non lasciare nessuna ombra”.

Poi interviene il leader, Matteo Salvini: “L’ho sentito oggi, l’ha letto dai giornali, è assurdo. Lo conosco, lo stimo, non ho dubbio alcuno, peraltro stiamo parlando di qualcosa che non è finito neanche nel Def”. “Assolutamente si”, risponde ancora Salvini a chi gli chiede se ha piena fiducia in Siri. “Siri non si deve dimettere. C’è solo un’iscrizione nel registro degli indagati e solo se sarà poi condannato dovrà mettersi da parte”.  “Non ho mai chiesto – ha aggiunto Salvini – di far dimettere la Raggi o parlamentari dei Cinquestelle quando anch’essi sono stati indagati”.

“Stupisce il giustizialismo a intermittenza con il quale vengono valutate le diverse vicende giudiziarie a seconda dell’appartenenza del soggetto indagato a uno schieramento politico”. Così il ministro Giulia Bongiorno sulle richieste di dimissioni del sottosegretario Armando Siri, avanzata dal capo politico M5S Luigi Di Maio.

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