Tirare la cinghia ai ‘soliti fessi’ non è la ricetta giusta per uscire dal tunnel della crisi!

Lavoro, pensioni, sanità, scuola, giustizia, welfare, ecc, ecc, sono le criticità cui qualsiasi governo dovrebbe mettere mano, ma in maniera seria e soprattutto equa e responsabile.

La cura per risollevare l’Italia dalla crisi e farla uscire da un tunnel che sembra non avere più fine, non può e non deve essere sempre quella di far tirare la cinghia ai “soliti fessi”, spolpati fino all’osso da una fiscalità che grava tutta sulle spalle di pensionati e lavoratori dipendenti, a fronte di stipendi e pensioni da fame, ma il debito pubblico deve essere equamente redistribuito secondo i dettami costituzionali: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva!

L’articolo 53 della Costituzione sostiene che l’imposta che i cittadini, anche apolidi e stranieri, sono tenuti a versare è proporzionale all’aumentare della loro possibilità economica. In altre parole, l’imposta cresce con il crescere del reddito.

Il rilievo del criterio di progressività risiede nel gravare sulle classi sociali più abbienti così da poter soccorrere e sostenere le classi sociali in difficoltà, garantendo i diritti e i servizi sociali fondamentali quali la pubblica istruzione, l’assistenza sanitaria, la previdenza sociale e l’indennità di disoccupazione, criteri sui quali si basa lo stato sociale italiano.

A livello pratico l’attuazione del principio di progressività nel sistema fiscale italiano è garantito dall’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche.

Tuttavia, corre l’obbligo di evidenziare quanto questo principio sia messo in crisi dalle diverse imposte sostitutive, eccezioni, estrogeni tributari che, soprattutto negli ultimi anni, hanno caratterizzato la legislazione fiscale nazionale.

Allo stesso modo, è doveroso precisare che i criteri di capacità contributiva e di progressività non esonerano i cittadini in difficoltà dalle imposte indirette, il cui massimo esempio risiede nell’Iva, l’imposta sul valore aggiunto.

Insomma, se tutti pagassero le giuste tasse per quanto dovuto, se chi amministra e spende i soldi dell’erario fosse competente, onesto e lungimirante, la luce in fondo al tunnel sarebbe certamente assai più vicina di quanto non lo sia oggi.

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