di Attilio Runello. Il summit fra Stati Uniti e Cina, in un serrato dialogo non in presenza durato più di tre ore, è forse stato anticipato da quel documento di poche pagine a COP 26 in cui i paesi hanno condiviso degli obiettivi per l’ambiente e contro i cambiamenti climatici.
L’unico punto su cui Xi è rimasto fermo è la posizione della Cina su Taiwan, che non deve superare la linea rossa. Su che cosa sia questa linea rossa si possono fare solo congetture. Probabilmente non si deve dotare di armi atomiche.
Biden ha rimproverato al suo omologo il mancato rispetto dei diritti umani in Tibet, presso gli Uiguri e a Hong Kong.
Hanno parlato della situazione commerciale che vede una bilancia dei pagamenti sbilanciata a favore della Cina.
L’argomento di una collaborazione per quanto riguarda il clima è possibile. La Cina inquina perché il paese è ricco di miniere di carbone e povero di gas. Tuttavia ha un parco eolico avanzato ed è impegnato nel piantare alberi nelle zone semi desertiche del paese.
Possiamo ipotizzare che Xi abbia alle spalle un partito con falchi e colombe per quanto riguarda la posizione di Taiwan. E non intenda aggredire militarmente Taiwan ma fare manifestazione di forza per accontentare i falchi.
La Cina è sicuramente molto più interessata a continuare ad approvvigionarsi di materie prima in Africa con cui produrre a basso costo quei prodotti altamente richiesti in Occidente, Stati Uniti compresi, e su cui basa le proprie esportazioni ed una economia che ha come obiettivo far vivere dignitosamente un miliardo e quattrocento milioni di persone.
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