Stipendi d’oro: vicino al fuoco ci si scalda!

E’ un po’ quello che avviene nella stragrande maggioranza degli uffici pubblici dove il datore di lavoro è sempre il medesimo: lo Stato italiano! Più si è vicini al potere, più si gode di luce riflessa, ovvero dei vantaggi, dei privilegi e soprattutto degli stipendi riservati agli inquilini di Quirinale, Montecitorio, Palazzo Madama, Corte dei Conti, Csm e via discorrendo. 
Così pure avviene nei ministeri, nelle regioni e nei comuni: più si è vicini alla “stanza dei bottoni” più si “guadagna” e più alto è lo stipendio a parità di anzianità, qualifica e titolo di studio rispetto agli altri “colleghi” di lavoro! Basta spostarsi di appena qualche stanza e svoltare un corridoio per trovare retribuzioni nettamente inferiori a quelle di chi siede vicino al “fuoco”! 
Insomma, nelle pubbliche amministrazioni, vale, ma fino ad un certo punto, il secondo principio della termodinamica che tiene conto del carattere di irreversibilità del passaggio di calore da un corpo caldo ad un corpo freddo che però “dovrebbe terminare” quando i due corpi raggiungono la stessa temperatura. 
Detto questo, la proposta avanzata dai presidenti di Camera e Senato di ridursi lo stipendio del 30 per cento non può che essere accolta come un segnale positivo di equità e di giustizia sociale in un momento di particolare crisi in cui i cittadini – tutti – sono chiamati a tirare la cinghia per salvare il paese dalla bancarotta! 
Lascia perplessi un solo fatto. La difficoltà palesata dalle più alte cariche dello Stato allorché vorrebbero estendere i tagli anche alle retribuzioni dei dipendenti di Camera e Senato a dir poco “faraoniche” rispetto a quelle non solo di un qualsiasi altro dipendente pubblico, ma di qualsiasi altro lavoratore da qui fino a Marte!!! A loro dire un tale provvedimento incontrerebbe “le resistenze” dei sindacati. 
Assurdo! Ma come? Proprio dei sindacati!? Ma un volta il sindacato, prima di diventare il trampolino di lancio dei suoi leader alla Camera e al Senato, non era garante dei diritti di tutti i lavoratori, oppure nel corso delle varie tangentopoli, parentopoli, scandali, ruberie e porcate varie è assurto a tutela dei soli privilegi dei più fortunati? 
Uno vale uno, secondo il Movimento5Stelle. Ma evidentemente, e nonostante le centinaia di migliaia di lavoratori a 1.000 euro al mese che hanno stracciato la tessera sindacale, lo tsunami del cambiamento non è ancora arrivato nelle segreterie confederali, laddove ancora oggi vige la discriminante che una tessera vale di più alla Camera che al Ministero della Pubblica Istruzione, che un loro iscritto vale cento al Senato e uno in fabbrica. 
Ma proprio da quei lavoratori italiani che le stesse organizzazioni sindacali considerano di “serie B” per il solo fatto di prestare servizio lontano dal “fuoco che riscalda”, arriverà presto quel “declassamento” che porterà il sindacato dalla “Triplice” alla sola e unica rappresentanza di quella “casta” che ormai sembra proprio avere i giorni contati!
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