Solo in Italia aumenta tutto, ma non lo stipendio.

Non scopriamo certo l’acqua calda nel dire – come del resto ribadiamo da sempre – che in Italia tutto aumenta (tasse – luce – gas – benzina – acqua – generi di prima necessità) tranne gli stipendi. E nemmeno si può dire ‘mal comune mezzo gaudio’ dal momento che in fatto di salario siamo il fanalino di coda di tutta Europa!

Ma, stavolta, a stigmatizzarlo non siamo noi, ma addirittura l’Ocse nel rapporto annuale relativo alla variazione degli stipendi tra il 1990 e il 2020: l’Italia è stato l’unico paese europeo a registrare una variazione del salario medio in negativo (-2,9%), mentre tutti gli altri paesi Ue hanno registrato una crescita!
Insomma, nel giro di trent’anni siamo passati da uno stipendio medio annuo di 38.893 dollari nel 1990 a quello di 37.769 dollari nel 2020.

Di gran lunga meglio di noi, la Francia (+31,10%) e addirittura la Grecia (+30,50%).

Insomma, l’Italia è l’unico Paese Ue dove i lavoratori guadagnano meno di 30 anni fa.

E la pandemia, alla fine dei conti, centra poco e niente, dal momento che l’emergenza sanitaria ha colpito non solo l’Italia, ma tutta l’Europa!

Quindi, Covid a parte, le cause di questo trend negativo tutto e solo italiano dipendono dal gigantesco debito pubblico e dalla bassa produttività dovuta agli scarsi investimenti tecnologici, dalla scarsa efficienza della burocrazia, dall’elevato tasso di corruzione, malaffare ed evasione fiscale, dall’infausto passaggio dalla lira all’euro che di fatto ha dimezzato il potere d’acquisto di lavoratori dipendenti e pensionati, da una sempre più iniqua della distribuzione della ricchezza per cui c’è chi si abbuffa e chi muore di fame, e infine da una tassazione esagerata mirata a colpire sempre e soltanto i “soliti fessi” mettendo definitivamente al tappeto il ceto medio.

 

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