di Redazione. La situazione emergenziale si fa sempre più critica. I comunicati della Protezione civile alle 18.00 in punto di ogni sera, tra centinaia di morti e malati, è un vero e proprio bollettino di guerra. L’Italia è praticamente ferma, rinchiusa dentro casa e non si sa quando riaprirà. Bar e ristoranti chiusi, negozi e mercati chiusi, persino il campionato di calcio è chiuso.
Ma la “chiusura” che mette maggiore apprensione e desta più preoccupazione alle famiglie è quella della scuola. Una cosa comunque è certa: non si tornerà in classe il 3 aprile. Lo aveva anticipato il premier Giuseppe Conte e subito dopo è arrivata la conferma della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, la quale ha aggiunto che al momento “non è possibile fornire una data per l’apertura delle scuole, tutto dipende dall’evoluzione dei prossimi giorni dello scenario epidemiologico. Riapriremo lo scuole solo quando avremo la certezza della assoluta sicurezza”.
La voce più insistente che circola al Ministero dell’Istruzione è quella che gli studenti potrebbero non tornare più a scuola, in quanto fino ad ora nulla fa presagire la fine della pandemia entro il 6-10 giugno, periodo in cui è prevista la chiusura dell’anno scolastico.
Con un picco del virus a fine marzo e seguendo i modelli di previsione, potremmo liberarci del Covid- 19 a metà maggio o, nella migliore delle ipotesi, a metà aprile se i tempi di guarigione del Paese si spostano verso l’inizio di giugno.
Gli studenti chiedono che le commissioni per la maturità siano interne, con un solo membro esterno; che la seconda prova sia sostituita da una tesina orale e che i test Invalsi e l’alternanza scuola lavoro non siano requisito d’accesso per l’esame di Stato.