di Alberto Sigona. Man mano che trascorrono le giornate l’eventualità che l’Atalanta di Giampiero Gasperini conquisti lo Scudetto si fa sempre meno remota e sempre più verosimile, facendosi largo fra lo scetticismo generale. L’ipotesi di una Dea tinta di Tricolore si era già forgiata, seppur timidamente, nel 2019-’20, nella stagione che sboccò nella catastrofe del Covid, quando a pochi turni dalla conclusione di quel torneo atipico ed infinito (che chiuse i battenti in piena estate) i neroblù si trovarono per qualche giorno a sgomitare fra le aristocratiche del pallone ed a coltivare sogni proibiti, quasi inconfessabili.
L’Atalanta, infatti, occupa stabilmente da diversi anni l’avamposto dell’altitudine e nessuno può più considerarla una sorpresa, di quelle che magari durano lo spazio di un torneo. Essa da circa 5 stagioni riesce a banchettare regolarmente tra le grandi del calcio italiano (con escursioni onorevoli fuori dai confini) e l’eventuale Titolo Nazionale rappresenterebbe per la Dea il felice e giusto punto di arrivo di un autentico processo di emancipazione che in questo lustro l’ha portata ad affrancarsi a testa alta dall’ambito (poco ambìto) di provinciale.
Certo, le insidie, per chi non ha una lunga tradizione regale, rimangono tante, probabilmente troppe se si aspira alla meta suprema in tempi relativamente brevi, ma ormai l’ora appare matura per poter perlomeno provarci seriamente e senza indugi.
Milan e Napoli, difatti, dopo un inizio di campionato coi botti, stanno già levando la maschera della magnificenza per mostrare il volto dell’inidoneità, e la sola compagine che rimane imperterrita sulla cima delle aspirazioni verdeggianti è l’Inter campione in carica, probabilmente l’unico team veramente in grado di frapporsi fra l’Atalanta e la gloria.