Salvini: “Sarà una delle più belle manifestazioni degli ultimi anni. Saremo almeno 100mila in piazza”.

di Redazione. Corsi e ricorsi storici. Roma, Piazza San Giovanni.

Tredici anni fa in questa stessa Piazza il centrodestra sotto la guida di Silvio Berlusconi ritrovò la propria unità “contro il governo delle tasse” di Romano Prodi. Allora, oltre al Cavaliere all’apice del suo splendore politico e leader indiscusso della coalizione, c’erano pure Casini e Fini.

Oggi sono cambiati i leader. Casini fa l’opinionista nei talk show. Fini è scomparso dai radar. Berlusconi è l’unico superstite di quella mitica San Giovanni: 83 anni appena compiuti e un partito ridotto al lumicino con più eletti che gli elettori.

Oggi sono cambiati anche gli equilibri all’interno del centrodestra, con la Lega al 33% e la leadership indiscussa di Matteo Salvini che guida la coalizione davanti ad una sempre più battagliera Giorgia Meloni, con l’uomo di Arcore messo in un angolino col suo striminzito 5%.

Tant’è. Ma domani – sabato 19 ottobre alle ore 15.00 – in quella stessa Piazza, un tempo palcoscenico esclusivo della Sinistra, il centrodestra si ritrova unito per manifestare, oggi come allora, contro il governo delle tasse e dei porti aperti di Conte e compagni, per chiedere di andare subito al voto, e per rivolgere un pensierino anche al Campidoglio con la raccolta firme della petizione: “Raggi dimettiti”!

Insomma, quello di domani sarà l’appuntamento dell’Orgoglio Italiano: “Sarà una delle più belle manifestazioni degli ultimi anni. Saremo almeno 100mila in piazza”, dichiara Matteo Salvini, Segretario della Lega promotore della manifestazione poi condivisa dalla presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e in extremis anche dal leader di Forza Italia Silvio Berlusconi.

Un appuntamento che chiama a raccolta quel popolo deluso dall’inciucio di Palazzo che ha portato alla formazione del Conte bis e che ha fatto rientrare dalla finestra quella stessa Sinistra che gli italiani avevano cacciato dalla porta principale con il voto del 4 marzo dello scorso anno!

Un appuntamento irrinunciabile per quella classe media dissanguata dalle tasse e rimasta a bocca asciutta da troppo tempo con stipendi da fame. E, come dicevamo, sarà anche l’occasione in cui la Lega lancerà la sua petizione per chiedere le dimissioni del Sindaco di Roma Virginia Raggi.

E allora è fin troppo facile prevedere cosa farà il romano, dopo due ore in coda sulla Tangenziale, reduce dalla calca di un autobus che non passa mai, imbufalito dalle scale mobili della Metro perennemente fuori uso, nauseato dai miasmi del cassonetto sotto casa, gambizzato dalle buche rimaste aperte su strade e marciapiedi, indignato per la bolletta dei rifiuti e infuriato per l’Imu più alta d’Italia sulla seconda casa che a breve gli toccherà saldare: davanti alla possibilità di scegliere tra la via netta che gli offre Salvini e gli equilibrismi dialettici degli altri, “firmerà” senza se e senza ma sotto lo spadone di Alberto da Giussano, mandando a quel paese chi aveva promesso tanto e mantenuto zero!

Come altrettanto farebbe la stragrande maggioranza degli italiani a livello nazionale, dopo che gli hanno promesso ‘mai col Pd, mai col partito di Bibiano, mai con Renzi, la Boschi e Lotti’ e che avrebbero ‘aperto il Parlamento come una scatoletta di tonno’, se solo gli fosse concessa la possibilità di votare?

Oggi come oggi pure se si candidasse Paperino, gli italiani lo voterebbero. Perché chiunque sarebbe meglio di questi qui, quo, qua… quaquaraquà!

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