di Antonello Laiso. Finito o acquietato come si dice, un problema in capo all’esecutivo di Governo, se ne presenta subito un altro come da notizie che leggiamo in questi giorni sui giornali, il problema stavolta sarebbe di lunga portata e di non facile soluzione ne di districamento in quel bandolo di matassa.
Parliamo del reddito di cittadinanza, e della volonta’ di diversi partiti politici di cui al Governo e non, con l’intenzione di abolirlo o quantomeno modificarlo ad un qualcosa che non produca solo ed esclusivamente assistenzialismo .
Modificare il cavallo di battaglia trofeo di qualche movimento politico di certo non sara’ cosa facile a meno che instituire un referendum di cui pure si vocifera.
Il dover affrontare una grave crisi economica da pandemia come quella che stiamo vivendo pone delle scelte ancora piu’ difficili ed impopolari ad una misura si popolare ed assistenziale ma che non ha centrato la vera finalita’ per la quale e’ nata.
Lo stesso fallimento di quei navigator nati di cui tanto si e’ parlato in passato ne e’ la dimostrazione.
Da dati sembra che il 90/oo dei usufruttuari del reddito di cittadinanza non ha mai sfiorato un lavoro,anzi addirittura sembra ci sia piu’carenza di quella manodopera in alcune attivita’ artigianali e non, o di piccole imprese familiari poiche’ certamente a logica di tanti conviene piu’ prendere un sussidio di settecento euro al mese che andare al lavorare per 800.
Se poi aggiungiamo le migliaia di abusi di percettori di detto reddito chiudiamo un quadro che non e’stato bello a vedere nonostante fosse stato attaccato molto in bella vista.
Quindi il reddito di cittadinanza non solo non e’ stato quel deterrente contro il lavoro nero ma come molti sostengono lo incentiva a chi pur di non perdere quel sussidio non dichiara un lavoro pur sottopagato con non certo dispiacere per quei datori.
A mio avviso ritengo di rivedere quelle regole che tutelino e creino occupazione a ,quel lavoro che non ce’ reddito o non reddito.