Quota 103: la montagna che partorisce il topolino!

Anche il governo Meloni non se la sente, almeno per il momento, di varare un a ‘vera riforma delle pensioni’ e così, rimanda il provvedimento anti-fornero a data da destinarsi e sulle pensioni ci mette sù una pezza: “Quota 103 con almeno 62 anni di età e 41 di contributi”!

Un provvedimento, quello di “Quota103”, che sa tanto di “B U F A L A”!

Un provvedimento che costringe i giovani restare a casa o a fare le valigie per emigrare all’estero in cerca di un posto di lavoro e gli anziani a restare al chiodo fino a 70 anni!

Quanti saranno, infatti, i lavoratori che potranno fruire di “Quota103”?

Soltanto chi ha iniziato a lavorare a 21 anni!!!

Si dice che il problema di una riforma delle pensioni mirata a riportare il limite anagrafico massimo del collocamento in quiescenza a 65 anni con un assegno pari all’ultima busta paga percepita, come era prima di Dini e della Fornero, siano i costi troppo elevati per le finanze pubbliche.

Ora, a parte il fatto che i soldi si trovano per tutti – tranne che per i lavoratori dipendenti e i pensionati che tra l’altro sono il vero bancomat delle Stato in quanto gli unici che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo – in realtà le casse dell’Inps – a seguito della pandemia e dei cambiamenti climatici, che hanno decimato i più anziani e non solo, lasciando milioni di euro di pensioni non riscosse e mai più riscuotibili, e al netto di quella divisione tra assistenza e previdenza che nessun governo vuole metter in atto – sono tutt’altro che vuote, anche perchè la speranza di vita per i lavoratori di oggi non è più quella dei nostri padri che arrivavano a campare fino a 90 anni! Noi, ahimè, statistiche alla mano, ci congediamo molto prima da questo mondo!!!

Fatto sta che i lavoratori dipendenti italiani, i meno pagati nell’Unione Europea, sono anche gli ultimi ad andare in pensione!

LA CONTRO-RIFORMA.

La vera “Riforma delle Pensioni” è quella che garantisce a tutti i lavoratori di tagliare il fatidico traguardo ancora da “vivi” e con un “assegno mensile” uguale all’ultima busta paga per gli stipendi medio-bassi!
Insomma, tornare al RETRIBUTIVO (oppure lasciare il contributivo rivedendo al rialzo i vari coefficienti) e riportare il limite massimo dell’età pensionabile a 65 ANNI!

Questa è l’unica cosa giusta da fare per chi ha lavorato una vita intera.

Questa la sola garanzia per tutti i lavoratori di godersi una meritata pensione, senza dovere abbassare il proprio tenore di vita, senza vedere i propri figli o i propri nipoti disoccupati perchè quei posti di lavoro sono occupati dagli ultrasessantenni!

A volte tornare indietro è meglio che andare avanti… soprattutto quando il rischio è quello di andare a sbattere!!!

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