di Clemente Luciano. La Storia lo dovrebbe insegnare. Perchè la Storia è comprensione dei fatti di un’epoca, di avvenimenti di una generazione, di un Paese, di un popolo. Comprensione dei fatti e degli errori commessi nei secoli per cercare di non ripeterli. E invece no. Difronte alla feroce e bestiale aggressione di Putin all’Ucraina, non abbiamo affatto ricordato quel fatto di Storia, quel 30 settembre 1938, quando con il c.d. “Accordo di Monaco”, la Francia e l’Inghilterra legittimavano la Germania nazista ad annettersi la regione dei Sudeti, un pezzo di Cecoslovacchia,
Solo oggi l’Occidente s’avvede dell’occupazione russa dell’Ucraina e in tanti piangono,guardando le immagini di bambini uccisi,dei bombardamenti su scuole e ospedali,di donne e anziani in lacrime nei rifugi e dell’esodo biblico di milioni di persone dalla propria Terra.Già.Adesso si piange.In questi anni abbiamo invece assistito al servile corteggiamento del dittatore russo da parte dei capi di governo occidentali,trattato con tutti gli onori nei consessi internazionali,inneggiato dal sovranismo populista mondiale.Addiruttura nel 2020 venne candidato a Premio Nobel per la pace.”Lui” Nobel per la Pace! Basterebbe questo per dimostrare quale assordante SILENZIO c’è stato in questi anni sui suoi crimini.Lo stesso silenzio che permise a Hitler di agire indisturbato contro i Sudeti prima,contro tutta l’Europa poi.
Putin,è stato capo del KGB,la feroce polizia segreta dell’URSS.Divenne poi capo del governo russo,ma i suoi metodi sono stati sempre identici:perfidi e criminali.Così fu in politica estera nella guerra in Cecenia,quando fece radere al suolo la città di Grozny.Sul fronte interno i suoi metodi feroci e repressivi li ha posti in essere soprattutto contro i giornalisti.Ed opporsi a Putin significa morire.Lo si vide con l’omicidio di Anna Politkovskaja.Anna Politkovskaja era una coraggiosa giornalista della “Novaja Gazeta”,morta a soli 48 anni,per aver denunciato le violazioni dei diritti umani durante la seconda guerra cecena.Con i suoi reportage e le sue inchieste non lesinava critiche a Putin,accusandolo apertamente del mancato rispetto dello stato di diritto.Fu assassinata a Mosca il 7 ottobre 2006,giorno del compleanno del dittatore che così forse volle farsi un regalo particolare.
Nonostante le minacce,Anna Politkovskaja non voleva fargliela passare liscia all’Hitler del nuovo millennio.Per amore della democrazia combattè armata solo della sua penna,l’arma più temuta da Putin.L’assassinio della Politkovskaja doveva essere il momento per prendere le distanze ed evitare che la dipendenza dai rifornimenti energetici fosse arma di ricatto da parte di chi uccide i propri oppositori.Invece Putin venne riconosciuto dall’Occidente partner commerciale privilegiato,facendo incrementare la crescita economica russa e la nascita degli oligarchi che trasferivano fiumi di denaro in tutta Europa e negli USA.
Difronte alla tragedia ucraina,cosa racconterebbe oggi Anna Politkovskaja? Probabilmente le stesse cose della Cecenia.Ci racconterebbe,
Leggere Anna Politkovskaja guardando la tragedia ucraina,significa capir meglio chi è quell’uomo che,al di sopra di ogni legge,getta a terra,sfigura,brucia,strazia una Terra e un popolo.E nessuno può essere così cinico o indifferente da far finta di niente,da non vergognarsi,perché se ancora qualcosa di umano abbiamo,quell’umano deve tremare difronte all’orrore che dall’Ucraina arriva ai nostri occhi.Un orrore che ci fa impallidire e dà raccapriccio.
Fuori la città di Groznyj c’è un cartello:vivere in Cecenia è da eroi.Lo stesso può scriversi fuori Mariupol e per l’Ucraina.Perchè lottare,come il popolo ucraino sta lottando per la propria libertà,è qualcosa di eroico come raccontava per la Cecenia Anna Politkovskaja.