Perché Sanremo è Sanremo…

di Redazione. Tutto ha un inizio e una fine, anche Sanremo. Per molti una fortuna, una sorta di liberazione. Per altri, invece, una nota di melanconica nostalgia che comunque può essere facilmente rimediata canticchiando i motivi sanremesi o andandosi a comprare il cd del festival.

Quel che invece resta della lunga maratona canzonettara è uno spettacolo che sarebbe stato certamente migliore se più a portata di “sonno”. Fare le ore piccole per cinque giorni di fila non è un lusso che la stragrande maggioranza delle famiglie italiane può concedersi!

Troppa pubblicità, uno spot ogni due canzoni è davvero troppo per chi paga pure il canone Rai. Troppe ospitate, e un intrattenimento – quello offerto a suon di euro dai due big del palcoscenico quali Fiorello e Benigni – non certo all’altezza della loro fama e della kermesse canora: potevano e dovevano fare molto meglio.

Infine, l’enfasi dell’amore “diverso” da quello tra un umo e una donna. Pleonastico e caricaturale dal momento che oramai neppure mia nonna si scandalizza quando prende l’ascensore insieme ai due papà del piano di sopra con il loro pargoletto nato da un utero in affitto.

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