Pensioni, spunta l’ennesima riforma: uscita a 62 anni, con penalizzazione del 15%!

di Redazione. Se del domani non v’è certezza, tantomeno certezze ci sono sul futuro delle nostre pensioni. Quota 100, infatti, continuerà ad operare fino al 2021, dopo di che la partita sulle pensioni sarà tutta da giocare.

Quindi chi può, farebbe bene a prendere subito la palla al balzo e a ‘scappare’ sul filo di lana di Quota 100. 

In autunno, infatti, sono previsti gli incontri tra sindacato e governo per la predisposizione di una nuova normativa previdenziale.

Il tutto, è ovvio, sotto l’egida della Troika!

Per il momento solo ipotesi. Si parla di maggior elasticità in uscita ma con delle ‘pesanti’ penalizzazioni per ogni anno di anticipazione. Cosicchè, dopo la cessazione di Quota 100, potrebbe esserci la possibilità di andare in pensione a partire dai 62 anni pagando lo scotto di un assegno ridotto.

Riguardo alla penalizzazione sull’importo dell’assegno, questa dovrebbe essere legata inevitabilmente agli anni di anticipo rispetto all’età per il pensionamento di vecchiaia (attualmente 67 anni), e aggirarsi sul 3% per anno. Il taglio massimo sarebbe pertanto del 15%!  

D’altro canto, però, non è del tutto tramontata l’ipotesi sulla possibilità di pensionamento con 41 anni di contributi. Il criterio per una uscita anticipata dal posto di lavoro in base alla contribuzione potrebbe, tuttavia, anche essere abbassato rispetto a quanto previsto attualmente per il pensionamento anticipato.

Per vedere come si concretizzeranno tali idee bisognerà comunque attendere lo sviluppo degli incontri di cui si è detto, a partire dal 16 di questo mese.

Senza dimenticare che nel biennio 2020-2021 in ogni caso – è bene ricordarlo – si potrà andare in pensione in vari modi: per vecchiaia a 67 anni di età, con la pensione anticipata, con Quota 100 e inoltre attraverso le previsioni riservate a precoci, lavori usuranti e gravosi, Ape sociale, Opzione donna e Cumulo contributivo.

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