Prima giornata di sciopero in Francia contro il progetto di riforma delle pensioni di Emmanuel Macron, che prevede l’allungamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni. I francesi sono scesi in piazza, oltre ogni previsione, per protestare contro la riforma delle pensioni. Manifestazioni riuscite ovunque, un milione e 120.000 secondo il ministero dell’Interno, che prevedeva 750.000 persone.
Bazzecole, quisquilie, pinzellacchere… se paragonate alla Legge Forenro che qui da noi in Italia ha allungato l’età pensionabile addirittura fino a 68 anni, la più alta in Europa, senza che nessuno abbia mai mosso un dito: tutti zitti e appecoronati al governo di turno che fino ad oggi ha baipassato la Fornero con “Quota100/103”!
Prima Quota 100, che consentiva di andare in pensione a chi aveva almeno 62 anni d’età e 38 anni di contributi.
Poi Quota 102, con l’aumento dei requisito dell’età a 64 anni.
Infine Quota 103, che permetterà il pensionamento nel 2023 a coloro che hanno almeno 62 anni d’età e 41 di contributi.
Ma proprio oggi, mentre i lavoratori francesi scendono in piazza contro la riforma annunciata da Macron che aumenterebbe gradualmente l’età pensionabile da 62 a 64 anni, la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ha incontrato i sindacati per avviare il confronto sulla riforma della previdenza.
Ma il primo incontro nella sede del Ministero del lavoro sulla riforma delle pensioni ed è stato un muro contro muro. Il leader della Cgil, Maurizio Landini, dopo oltre tre ore di riunione, lo dice chiaramente: “Il tavolo non è andato bene, non abbiamo avuto alcuna risposta se non una disponibilità generica ad avviare il confronto”.
Per Cgil, Cisl e Uil, “occorre definire un’età d’accesso alla pensione intorno a 62 anni, come avviene nel resto della Ue senza penalizzazioni esplicite, oppure consentire a tutti l’uscita con 41 anni di contributi e bisogna ripristinare la piena rivalutazione delle pensioni in essere recuperando una parte del montante perso”.
Per il governo Meloni sono due i punti cardine della riforma: l’innalzamento delle pensioni minime, sociali e di invalidità e la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione, favorendo il ricambio generazionale.
Obiettivo comune è evitare il ritorno alla legge Fornero che fissa a 67 anni + speranza di vita l’età pensionabile.
I desiderata dei lavoratori sono quelli di andare in pensione a 65 anni e con un assegno che sia il più vicino possibile all’ultima busta paga!