Scissione PD, adesso o mai più. Chi si sente democristiano e chi comunista, torni ad esserlo!

di Redazione. La fusione a freddo che doveva portare il vecchio Partito Comunista Italiano a fondersi con la Democrazia Cristiana nell’attuale Partito Democratico, era e rimane un progetto talmente ambizioso, talmente utopico, da rivelarsi irrealizzabile e irrealizzato, tanto è vero che non ha funzionato.

Il grande contenitore che doveva raccogliere milioni e milioni di elettori a destra e manca e pure al centro, rischia di restare completamente vuoto se non si corre immediatamente ai ripari.

Insistere sulla strada dei DS, dell’Ulivo e del PD è puro autolesionismo, dal momento che quella era ed è una strada sbagliata. Le due anime del Pd e l’accozzaglia di personaggi che lo affollano – più nelle segrete stanze che nelle vecchie sezioni e tanto meno nel consenso popolare dell’urna elettorale – non hanno saputo nè voluto diventare un corpo e un’anima.

La mini-scissione che c’è stata dei dalemiani e dei bersaniani dai renziani, non ha avuto l’effetto trascinamento auspicato. I due ex Pci non hanno saputo portare dalla loro parte gli ex compagni che hanno preferito vivacchiare all’ombra del Nazareno, per cui si è rivelata una mini-mini-scissioncina.

Ma oggi serve roba tosta. Oggi più che mai si rende necessario un cambio di passo e di linea politica, che non può più essere quella del ‘fare il pesce in barile’.

Occorre tracciare una linea netta tra chi è dalla parte dei lavoratori, del ceto medio, dei pensionati, del lavoro, della legalità, dell’onestà, del rispetto delle regole, dei diritti sociali, dei diritti civili, dell’accoglienza fino allo jus soli, insomma tra chi è comunista e chi invece è democristiano.

Tale solco dovrà essere netto, ‘senza se e senza ma’: o si sta da una parte oppure dall’altra, o con il nuovo PCI o con la nuova DC.

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