Non sono solo numeri. Politica troppo distante dalla vita reale.

di Clemente Luciano. In questi giorni qualsiasi Tg si guardi, qualsiasi talk show si segua, lo schema è sempre quello: si comincia a parlare del virus con le statistiche giornaliere, i contagi e i vaccinati, poi si passa alle posizioni No vax e No Green Pass, e infine la pagina politica, con esclusivo “focus” sull’ elezione del Presidente della Repubblica, con relativo totonomi: Mattarella bis, Draghi,Berlusconi, Cartabia e l’eterno Amato.

Con i loro profluvi di parole, ipotesi e teorie che i politici di ogni parte si scambiano nelle loro conventicole e nei loro bla, bla, dimenticano del tutto, mettono da parte le preoccupazioni sull’attuale drammatica situazione economica e sociale accentuata dal virus, e le preoccupazioni “quirinalesche” allontanano le forze politiche dagli autentici problemi, dalle reali necessità e bisogni che vive la gente e il Paese reale.

L’attuale e monopolizzante discussione sull’elezione del prossimo presidente della Repubblica è l’emblema di questa sospensione della realtà. Per di più questa discussione sembra offrire ai partiti politici una formidabile piattaforma dove scontrarsi,con inaudita ferocia e con l’obbiettivo di annientare politicamente il proprio avversario,percepito come nemico (ma questa è storia vecchia che dura oramai da 30 anni) invece che come soggetto di con il quale dialogare con senso di responsabilità. Del resto proprio l’elezione del Capo dello Stato dovrebbe rappresentare il momento di un “idem sentire” nell’individuazione di una persona che rappresenti la coniugazione di tutti i progetti per il futuro di un Paese stretto ancora alle prese da una drammatica situazione sanitaria ed economica. Ed invece e purtroppo, il dibattito pubblico si svolge in  una surreale discussione tra i partiti,che non trascura gli affanni del Paese reale dove ancora permangono e anzi si accentuano squilibri sociali che attanagliano le persone,con le tante crisi industriali e le migliaia di operai licenziati,con i tanti esercizi commerciali che chiudono e chissà quando e se riapriranno,ai giovani senza prospettive di futuro,con le nuove e diffuse povertà,e una scuola fortemente provata dai lockdown  e che,quelle sì,dovrebbero rappresentare le preoccupazioni dei partiti.

Perchè poi è proprio questo che accade. Se si distoglie lo sguardo da questo riduttivo dibattito politico del Palazzo e si guarda il Paese reale, saltano agli occhi le disuguaglianze croniche che vivono famiglie, giovani, lavoratrici e lavoratori, precari e disoccupati.

Difronte a tutto ciò, appaiono davvero squallide le preoccupazioni di una politica che pensa solo alla propria sopravvivenza,accecata dall’insana brama per il potere e che non riesce a guardare questo mondo reale che soffre.

A questo riguardo,sono impressionanti le cifre del Censis sulla situazione sociale del Paese. Negli ultimi 30 anni l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui le retribuzioni medie lorde annue sono diminuite: -2,9 per cento contro il +276,3 per cento addirittura della Lituania. Con un 69,6 per cento della popolazione che si dichiara molto inquieto pensando al futuro,e il dato sale al 70,8 per cento tra i giovani.

Ma questi non sono solo numeri. Dietro questi dati statistici,brutalmente silenziati dall’indifferenza e dalla narrazione distorta,quasi orwelliana della realtà. Ed invece dovrebbero essere proprio questa gente,questi esseri umani,che dovrebbero essere al centro del dibattito pubblico e della scena politica,così come da anni chiede anche Papa Francesco. Occorre guardare in faccia e negli occhi la gente che in numero crescente è finito nelle fasce e nel baratro della povertà. Bisogna tornare a riconoscere il volto di chi soffre e di chi aspira ad una vita degna. Perchè non bastano gli affanni e l’azione  del solo e solito Volontariato,come,ad esempio,la Caritas o la Croce Rossa o la Comunità di Sant’Egidio,a dare risposte esaustive. Non basta il volto di chi dona con generosità il proprio tempo agli altri. Il volto di chi non si arrende alla sopraffazione, di chi lotta contro le ingiustizie e quello di chi cerca una via di riscatto.

La politica riacquisterà autorevolezza morale e credibilità se sarà politica alta e se riuscirà a riconnettersi sentimentalmente con questa moltitudine sospesa,nascosta,silenziata,ulteriormente prostrata dalle nuove difficoltà portate dalla pandemia. Di qui a poco,dunque,si eleggerà non solo e non tanto un Presidente della Repubblica. Si eleggerà, cioè si sceglierà, la qualità e la salute della nostra democrazia, in un momento di grande sofferenza economica,sociale,ma anche istituzionale e costituzionale,viste tutte le restrizioni alla vita di ogni cittadino che il virus ha comportato.

E già in questi giorni,mentre si attende l’inizio dei lavori del Parlamento per l’elezione della massima carica dello Stato,sarebbe opportuno un uso responsabile della parola,come parte dell’essenza del vivere insieme. E’ tempo, perciò, fare i conti con la vera, drammatica realtà economica,sociale,oltre che sanitaria,che vive oggi il nostro Paese reale: la realtà del lavoro che manca, dei più deboli ed emarginati, dei giovani senza futuro, invece che discutere di nomi, formule ed equilibri politici che ignorano le necessità di chi un numero non è.

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