Non si vive di solo debito.

di Redazione. Una valanga di soldi – circa 170 miliardi di euro – dovrebbe pioverci addosso allorquando la Ue troverà la quadra tra chi a Bruxelles è propenso a concederci un tale prestito e chi invece storce la bocca. Perchè di “prestito” si tratta e non di regalia. E come succede in tutte le buone famiglie quando si va in banca a chiedere un mutuo, lo si fa per una buona ragione, quale per esempio acquistare una casa, e non per andare a spendere e spandere quei quattrini.

Pertanto il governo “spendi & spandi” farebbe bene a darsi una calmata con bonus, sovvenzioni, prestiti a fondo perduto, cassa integrazione, redditi e pensioni di cittadinanza o di emergenza che dir si voglia. Tutte prebende che poggiano sul principio dell’assistenzialismo, che va bene per un breve periodo, ma che non può diventare il modus vivendi degli italiani.

L’assistenzialismo fine a se stesso, non rimette in moto la macchina del Paese, ma la tiene ferma ai box. L’assistenzialismo a go go è un principio che segna la fine di ogni speranza di ripresa se le risorse economiche non vengono investite laddove ce n’è più bisogno, ovvero in imprese e aziende che producono ricchezza e benessere, dacchè non si può parlare a vanvera di un’equa “redistribuzione della ricchezza” in tempi di carestia e povertà.

Bisogna aiutare chi da lavoro e chi vuole crearne, smettendola di sciupare denari preziosi nel divano di cittadinanza!

Bisogna spendere quei soldi per ammodernare il paese, per riformare la giustizia, il fisco e la burocrazia tutta, per le infrastrutture, per l’energia pulita, per la sanità, per le famiglie, per lo sviluppo e la crescita dei nostri giovani.

Invece questo governo persevera nell’errore di indebitarsi fino al collo per assistere gli italiani e non per metterli nella condizione di lavorare e di guadagnare uno stipendio onesto e dignitoso. Quel che sanno fare è solo altro debito pubblico (oltre 40mila euro pro-capite!!!) condannando le nuove generazioni all’arduo compito di saldare un debito senza fine. 

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