In particolare la sentenza della Corte europea dei diritti umani ha bocciato l’impossibilità per la coppia (fertile) di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni. Secondo i giudici, la cui decisione diverrà definitiva entro tre mesi se nessuna delle parti farà ricorso, “il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni è incoerente“, in quanto un’altra legge permette di accedere all’aborto terapeutico se il feto è malato di fibrosi cistica.
E all’indomani della sentenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo, il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, interviene nella ridda di reazioni: “Bisogna ripensarci a livello nazionale, sia di tecnici sia di esperti, sia per merito sia per metodo perché non si è passati attraverso la magistratura italiana: c’é stato un suo superamento, un surclassamento. E’ singolare.
E’ l’ora di una solidarietà lungimirante, dell’assoluta concentrazione sui problemi prioritari dell’economia e del lavoro, della rifondazione della politica e della partecipazione, della riforma dello Stato: problemi che hanno al centro la persona e ne sono il necessario sviluppo.
Quando per interessi economici, sull’uomo prevale il profitto, oppure, per ricerca di consenso, prevalgono visioni particolaristiche e distorte, le conseguenze sono devastanti e la società si sfalda perché superando prospettive ideologiche, è necessario tenere ben saldo il legame con quei valori che fanno parte della nostra storia e ne costituiscono il tessuto profondo: tessuto che a qualcuno sembra talmente acquisito da non aver bisogno di attenzione e di presidio alcuno, e da altri è guardato con sospetto o insofferenza come se fosse un intralcio al progresso.
Dalla crisi si esce solamente uniti perché la strada intrapresa, in Italia come altrove nel mondo, è fortemente in salita. Uscire dalla strettoia, che ha costi alti per famiglie, giovani, adulti e pensionati è possibile, ma solo insieme perchè insieme si affrontano le prove più dure, perché se le persone si sentono sole davanti alle difficoltà, si deprimono e arrendono, finiscono ai margini, preda del peggio: senza lavoro, il male ha buon gioco.
Sottovalutare il contesto europeo e mondiale della crisi sarebbe illusorio e suicida. Nel cuore abbiamo il peso della crisi. Il pensiero corre a chi ha lavoro e spera di tenerlo, a chi lo cerca e non lo trova, a chi l’ha perso. La grave congiuntura economica, con ricadute preoccupanti su occupazione e vita sociale del Paese, dell’Europa e del mondo, non è una crisi congiunturale ma di sistema.
La durata nel tempo e gli scenari internazionali hanno ormai dimostrato che la crisi riveste una complessità e profondità tali che non può essere affrontata con ‘formule’ rapide e parziali e che neppure è possibile un affronto puramente nazionale che prescinda da quel contesto europeo e mondiale il quale, pur presentando vischiosità e particolarismi, sarebbe illusorio e suicida sottovalutare. E nel quale bisogna poter stare con competenza ed autorevolezza”.
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