Molinari a Conte: “Noi non siamo suoi allievi, si rivolga a noi con rispetto, perché noi siamo eletti e lei no.”

di Redazione. L’opposizione c’è. La Lega c’è. E l’opposizione non è soltanto Matteo Salvini, ma anche Giorgia Meloni e Giovanni Toti, aspettando il resto di Forza Italia. E la Lega non è solo il suo ‘Capitano’, ma anche Riccardo Molinari, capogruppo del carroccio alla Camera dei Deputati, che nel suo intervento per il voto di fiducia al neonato governo gialloRosso le ha cantate come si deve al presidente del Consiglio.

Giuseppe Conte, un Premier senza voto che, con una giravolta degna del più brillante Scilipoti, prima si è presentato agli italiani alla guida del governo M5S-Lega come ‘avvocato del popolo’, stigmatizzato dalla Ue e dai sinistri come uno sconosciuto ‘avvocato di provincia’, un ‘burattino’ nelle mani di Salvini, ma oggi che presiede il nuovo governo gialloRosso è invece assurto al ruolo di ‘protagonista’, di ‘burattinaio’ e persino di ‘grande statista’, proprio per mano di coloro che fino a ieri lo avevano osteggiato e denigrato in ogni modo, dicendogliene di peste e corna!

Ma dicevamo, durissimo e impeccabile l’intervento di Riccardo Molinari alla Camera: “Questo governo giallo-rosso, giallo-fucsia o franco-tedesco – esordisce – nasce perché i partiti che hanno perso tutte le elezioni nell’ultimo anno e mezzo hanno una paura tremenda di confrontarsi con gli elettori. Sul perché la Lega abbia aperto la crisi, lei, presidente Conte, ha parlato di ‘convenienze elettorali’. E io potrei dirle che la ragione potrebbe esser stata i numerosi insulti che abbiamo subito dal M5s durante la campagna per le europee. E potrei dirle che sono i tanti ‘no’ che avevano portato l’azione del governo su un binario morto, ma non direi la verità se dicessi che questo è il motivo, che invece è un altro”.

E rincara: “Presidente Conte, lei ha detto che non vuole sentir parlare della parola ‘tradimento’, ma quando ha chiesto la fiducia 14 mesi fa tra i punti cardine c’era l’ambizione di un governo sovranista che avesse la forza rivoluzionaria, propulsiva e dirompente di cambiare gli equilibri europei. E noi ci abbiamo creduto. Lei lo sapeva che era alla guida di un governo sovranista che voleva cambiare l’Europa – continua – Non saprei come chiamarlo se non tradimento, incoerenza. Grazie al voto dei Cinque Stelle in Europa non avete cambiato niente. Ci ha raccontato balle per 14 mesi. Ha fatto l’avvocato di se stesso nei salotti buoni europei, non quello del popolo. Il governo Monti è nato come il suo, con lo stesso scopo, mantenere lo status quo per impedire che voti il popolo”.

Poi aggiunge: “Quando parla qui non parla con i suoi studenti. Noi siamo eletti e lei no. Si ricordi di rivolgersi con rispetto a chi non la pensa come lei. Non si può permettere di dare lezioni perché non siamo i suoi allievi, e noi siamo stati eletti mentre lei è stato messo lì dal partito del vaffa day, quello che ha portato il degrado nelle istituzioni, che ha fatto dell’insulto, del dileggio, della calunnia e dello squadrismo sui social la principale arma politica. Non accetto lezioni dal partito che ha fatto scuola di dileggio sui social, dei vaffa day“.

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