Meloni: “Il fisco deve chiedere il giusto, ma nessun favore ai furbi”.

Le tasse non saranno pure bellissime, come sostiene il premier, ma i cittadini, quelli ‘onesti’, le pagherebbero certamente molto più volentieri se sapessero che a pagarle per quanto dovuto fossero tutti e se – a fronte del continuo salasso perpetrato nei confronti dei ‘soliti fessi’ – ci fossero servizi pubblici efficienti: scuola, sanità, giustizia, trasporti e infrastrutture!

Invece, ogni anno si registrano circa 100miliardi di euro evasi – pari a tre manovre finanziarie – con i ‘soliti fessi’ che pagano anche per chi non versa neppure un centesimo nelle casse del fisco!

“Il messaggio che vogliamo dare è molto semplice: non abbiamo amici cui fare favori se non gli italiani onesti che pagano le tasse e contribuiscono al bilancio pubblico, anche quando non riescono a pagare ma che vogliono farlo. Non c’è spazio per chi vuole fare il furbo ma chi è onesto ed è in difficoltà merita di essere aiutato”.

Così il presidente del Consiglio Giorgia Meloni al convegno sul fisco alla Camera.

“Non penso e non dirò mai che le tasse sono una cosa bellissima, sono bellissime le libere donazioni non i prelievi imposti per legge, per questo c’è una grande responsabilità nel gestire quelle risorse che non possono essere usate in modo irresponsabile per garantirsi facile consenso immediato e lasciare a chi viene dopo a ripagare quella irresponsabilità”.

“E’ una della prime materie che abbiamo voluto affrontare approvando una riforma attesa da 50 anni”, ha sottolineato Meloni.

Quella del fisco è “una riforma che ha l’obiettivo di disegnare una nuova idea di Italia più vicina alle esigenze dei contribuenti” e delle “aziende. Ci hanno accusato di voler aiutare gli evasori, di allentare le maglie fisco, di nascondere condoni immaginari”, ma la risposta è nei “numeri” con il “2023 che è l’anno record nella lotta all’evasione fiscale con, 24,7 miliardi” allo Stato, “4,5 miliardi e mezzo in più dell’anno precedente”.

Il sistema fiscale “deve chiedere il giusto e deve saper usare il criterio del buon padre di famiglia: buon senso e lungimiranza senza sprecare le risorse raccolte”, ha infine concluso il premier.

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