Matteo Salvini, uno ingenuo o uno di parola?

di Redazione. Al cospetto di questa ennesima crisi di governo – ormai non si contano più quanti governi sono caduti prematuramente senza mai terminare un’intera legislatura – l’unica cosa che proviamo è un forte senso di nausea.

C’erano voluti tre mesi di tira e molla, un contratto di governo, per formare l’esecutivo Lega-M5s dopo che il Pd aveva giurato: “mai con i grillini”!

E c’è voluto poco più di un anno perchè quel governo vacillasse fino al voto di domani in Aula che dovrebbe votarne la fine, con gli ex comunisti associati agli ex democristiani sotto la bandiera del Pd che hanno cambiato idea dando la loro disponibilità ad un prossimo governo Pd-5stelle.

Una disponibilità non “piena”, dacchè come sempre accade da quelle parti, loro, i “sinistri” sono eternamente divisi. Nella fattispecie con il duo Renzi-Prodi favorevole ad un governo “giallo-rosso” e con Calenda che minaccia di andarsene e Zingaretti che fa il pesce in barile.

Ma se nascesse per davvero un governo “giallo-rosso” non ci sarebbe di che scandalizzarsi, così come non ci si è scandalizzati un anno fa quando Salvini e Di Maio andavano d’amore e d’accordo a Palazzo Chigi.

Si dà il caso che il Quirinale sia tenuto, prima di sciogliere le Camere, ad esperire una serie di tentativi per costituire una maggioranza alternativa a quella sfiduciata.

Quindi dove sta lo scandalo?

Semmai lo scandalo – e qui il senso di nausea si traduce in vomito – è dato da coloro che fino a ieri giuravano “mai con i 5stelle” e oggi che annusano l’odore del sangue e la possibilità di tornare al potere, si sono rimangiati tutto e hanno cominciato a flirtare con i grillini.

Ma questi sono problemi che i piddini dovranno chiarire al loro interno e spiegare ai loro elettori.

Il fatto è un altro. Salvini è stato uno “ingenuo” o uno “di parola” a rompere l’alleanza con i 5 Stelle?

UN INGENUO, se pensava che si sarebbe andati ad elezioni anticipate, perché, lui, politico di lungo corso, avrebbe dovuto sapere che in Parlamento Di Maio ha il 33 per cento dei senatori e dei deputati, mentre la Lega è ferma al 17 e che in politica comanda chi ha ottenuto più consensi e non chi primeggia nei sondaggi o vince altre elezioni.

UN UOMO DI PAROLA, e quindi un politico di razza, se ha aperto la crisi perché il governo, e quindi il paese, è praticamente fermo. E’ ormai da troppo tempo che Salvini dice che ci sono ministeri chiave in mano a figure non adatte alle sfide che attendono l’Italia: un paese che si aspetta dei sì, soluzioni, azioni, investimenti e non soltanto dei no.

E allora ha fatto bene Matteo Salvini a porre fine ad un governo fermo su tutto che stava dando l’idea del parassita che senza lavorare si gode il reddito di cittadinanza. Salvini questo non poteva permetterlo. La Lega è idee, anima e cuore, coraggio e azione, tramutate nel partito del fare. Questa è la vera e grande forza della Lega, un valore aggiunto che nessun altro partito può vantare e che mese dopo mese ha avvicinato al Carroccio italiani che prima neppure se lo sognavano di votare per Alberto da Giussano.

Adesso per Matteo Salvini inizia la partita vera: non sciupare il consenso capitalizzato in questo anno di governo, ma investirlo bene per accrescerlo e vincere quelle elezioni che non ci saranno domani, ma dopodomani certamente sì!

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