Lo sfogo di un pubblico dipendente.

di un impiegato dello Stato. Buongiorno a tutti e  grazie in anticipo se avrete la cortesia di pubblicarmi e la pazienza di leggermi. Sono un pubblico dipendente, impiegato in uno dei tanti ministeri romani, e volevo far sapere al mondo intero le ingiustizie che si subiscono quotidianamente dentro le mura dei Palazzi Romani.

Io sono stato assunto con pubblico concorso negli anni ’90. Illo tempore ho giurato fedeltà alla Repubblica Italiana – quando ancora era previsto il ‘giuramento”, subito dopo il periodo di prova – e ho firmato un “contratto” con lo Stato Italiano secondo il quale venivo assunto come dipendente pubblico che a 65 anni di età sarebbe andato in pensione con un assegno che, al netto delle ritenute previdenziali, avrebbe dovuto essere addirittura superiore all’ultimo stipendio percepito.

Poi di punto in bianco lo Stato in maniera unilaterale – ma qualcuno obieterebbe col benestare dei sindacati, che però, replico io, rappresentano solo se stessi e i loro interessi – ha completamente stravolto quel contratto che avevamo sottoscritto insieme, per cui mi sono ritrovato catapultato:

Ma le disciminazioni e le ingiustizie non finiscono mica qui.
A parità di anzianità, titolo di studio e profilo professionale, c’è chi nello stesso mio ministero, nella stanza subito accanto alla mia, prende il doppio del mio stipendio (indennità varie + 70 ore di straordinario).
Per non parlare dei famigerati stipendi d’oro che i miei colleghi percepiscono – senza fare niente di più e niente di meno di quello che faccio io – solo per il fatto di prestare servizio al Quirinale, al Csm, al Sisde, alla Camera, al Senato, e via discorrendo.

A questo punto, e a fronte di uno stipendio di appena 1.300 euro al mese, vi scandalizzate ancora quando vi dicono che la Pubblica Amministrazione cade a pezzi e che i dipendenti pubblici sono demotivati?

Cambiano i governi, ma per noi lavoartori dello Stato quello che cambia, cambia sempre in peggio.

Certo è facile dire agli italiani di tirare la cinghia, quando gli italiani ti pagano uno stipendio da parlamentare, da magistrato, da prefetto, da direttore, ecc, ecc, e che bisogna elevare l’età pensionabile a 70 anni, quando percepisci migliaia di euro di pensione al mese da quando di anni ne avevi meno di 60!

La loro cifra, destra, sinistra e centro, resta sempre quella: armiamoci e partite!

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