di Alberto Sigona. La conclusione del girone d’andata del Campionato di Serie A 2021-’22 ha decretato il Titolo d’Inverno all’Inter, ovvero alla squadra destinata ad appuntarsi sul petto lo Scudetto prossimo venturo. Ed a porla anteriormente al pool di candidate al Titolo non è certo il platonico riconoscimento di cui sopra, né lo è la licenza di Campione d’Italia conseguita a pieno merito nella scorsa stagione, e non lo sono nemmeno le sue insegne nobiliari.
A collocarla sulla vetta delle favorite per il campionato vi è innanzitutto una concorrenza inadeguata per concorrere a certi traguardi.
L’AVVIO FUORVIANTE DI MILAN E NAPOLI.
L’idillio del Diavolo ha iniziato a svanire dopo il 4-3 di Firenze. Dopo quella sconfitta per i rossoneri sarebbe arrivata un’imbarazzante altalena di risultati, su cui si sono sin qui cullati Sassuolo (3-1 a San Siro), Udinese e lo stesso Napoli.
La situazione più preoccupante è però proprio quella dei partenopei, che dal canto loro hanno principiato il loro scompenso produttivo dopo il pareggio interno col Verona. In seguito, infatti, sarebbero arrivati il k.o. nella tana dell’Inter (che proprio da quella vittoria avrebbe estratto linfa vitale per il prosieguo della stagione) ed una sfilza di passi falsi inammissibili, come il 2-2 in casa del Sassuolo, il capitombolo interno con l’Atalanta, e soprattutto le due recenti scivolate casalinghe contro Empoli ed il pericolante Spezia (che hanno del tutto “annacquato” il trionfo del “Meazza”, che tanto bene aveva fatto sperare l’intera tifoseria…), che rischiano di condurre sul patibolo ogni aspirazione sibaritica.
La sensazione è che la compagine di Pioli abbia ancora qualche magra possibilità di rientrare al ballo di Corte, mentre l’armata Spalletti pare che debba ancora una volta rinviare a data da destinarsi le proprie brame proibite.
Insomma, per farla breve, pare proprio che l’Inter sia destinata a governare senza un’opposizione degna di questo nome, con la speranza che la legislatura monopartitica non duri altri 5 anni e che non si trasformi in un’altra dittatura in stile Juventus (francamente 9 anni di totalitarismo bianconero ci sono bastati…).
LA “TRAGEDIA” DELL’ASSURDO.
Il paradosso dimora proprio qui, cioè un evento positivo che ne cagiona un altro negativo, il male che scaturisce dal bene. Sembra qualcosa di contronatura, che va contro la logica, impensabile ed intollerabile per ciascun amante del calcio, che si fatica a comprendere e concepire, ma la realtà è proprio questa.
Già, perchè, come saprete, il patron della Salernitana è, per vie traverse, Claudio Lotito. Costui, in quanto già proprietario della Lazio, in base ad una norma (peraltro sacrosanta) che non contempla che una persona fisica o giuridica sia contemporaneamente al vertice di due società di Serie A (ne deriverebbe un evidente conflitto d’interessi), ha dovuto lasciare la guida del club del cavalluccio marino.
Quindi in questi mesi di campionato sarebbe dovuto perfezionarsi il passaggio di consegne fra il “vecchio” ed il “nuovo”, ma ciò non è ancora avvenuto. Così una favola rischia seriamente di tramutarsi in tragedia sportiva. Col romanticismo, i valori dello sport e la passione di un’intera piazza che andranno sacrificati sull’altare delle normative aziendali. Per uno scenario cupo ed inverosimile che una squadra ultracentenaria non merita affatto.