Lavorare una settimana in più per aumentare la produttivita!

Gli italiani sono dei gran signori: macchinoni, ville, ristoranti e persino le vacanze!!! Vivono al di sopra delle proprie possibilità e fanno troppe ferie: “Dovrebbero lavorare almeno una settimana in più per essere più produttivi e ridare fiato al Pil!”. Il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, lancia questa gran minkiata a ciel sereno! Il caldo esagerato di questi giorni comincia a farsi sentire e a mietere le sue prime vittime, ammesso e non concesso che prima dell’arrivo di ‘Scipione l’Africano’ taluni fosserro ancora sani di mente: “Se si attuasse la proposta – sostiene Polillo – si avrebbe un effetto benefico: un punto di Pil in più!”. C’é un problema di “stile di vita”! Secondo Polillo infatti “stiamo vivendo sopra le nostre possibilità: per sostenere i nostri consumi interni abbiamo bisogno di prestiti esteri che sono stati pari a 50 miliardi di euro l’anno”. Quindi? “Questo gap lo possiamo chiudere – spiega – o riducendo ulteriormente la domanda interna, inaccettabile per il Paese, oppure aumentando il potenziale produttivo”. Così si potrebbe appunto lavorare di più: “per aumentare la produttività del Paese – spiega – lo choc può avvenire dall’aumento dell’input di lavoro, senza variazioni di costo; lavoriamo mediamente 9 mesi l’anno e credo che ormai questo tempo sia troppo breve”. Quindi secondo Polillo, “se noi rinunciassimo ad una settimana di vacanza avremmo un impatto sul Pil immediato di circa un punto”. Cioé circa 14-15 miliardi. E la proposta non sarebbe neanche troppo ‘invisa’ – secondo Polillo – alle parti sociali: per quanto riguarda i sindacati “é una fase di riflessione, ma devo dire che non sono contrari a questa ipotesi, almeno la parte più avveduta del sindacato che sta riflettendo per conto suo su questo all’interno di tutte le sigle!”.
MA “LORO” QUANTO LAVORANO? Forse il sottosegretario, usando il plurale maiestatis – “lavoriamo mediamente 9 mesi l’anno e credo che ormai questo tempo sia troppo breve” – si riferiva alle lunghissime ferie estive di deputati e senatori che ben poco hanno a che vedere con quelle di un operaio o di un semplice impiegato! Ma almeno per le “loro” ferie, si tratta di un meritato riposo dopo un anno di duro lavoro? A vedere quanto hanno lavorato gli onorevoli negli ultimi dodici mesi, si direbbe proprio di no. Gian Antonio Stella lo ha calcolato per il ‘Corriere della Sera’, e i risultati sono a dir poco sorprendenti. Nel 2010 ciascuna delle 14 commissioni permanenti della Camera dei deputati è stata impegnata in media per 8.645 minuti, cioè per due ore e 46 minuti ogni settimana. Una faticaccia, al confronto delle commissioni speciali, che si dividono in bicamerali (in quanto coinvolgono anche il Senato) e d’inchiesta Nel luglio 2011 la commissione per l’Infanzia e l’adolescenza presieduta dall’onorevole Alessandra Mussolini ha lavorato 34 minuti a settimana, cioè due ore e 15 minuti al mese per un totale di due sedute. Nello stesso mese, la commissione per il controllo sugli enti previdenziali, il cui presidente è Giorgio Jannone, è stata convocata solo tre volte per un totale di un’ora e 50 minuti pari cioè, se la matematica non è un’opinione, a 27 minuti a settimana. Ovviamente, il fatto che le commissioni si riuniscano non implica affatto che i parlamentari siano presenti, anzi. Carlo Monai, parlamentare dell’Italia dei Valori, in un’intervista all’Espresso ha raccontato che nella sua commissione «su una quarantina di membri, se ce ne sono una decina presenti è grasso che cola». Certo, qualcuno dirà, l’attività principale degli onorevoli consiste nelle sedute della Camera dei Deputati. La quale però, nel 2010, ha lavorato in tutto per 760 ore e 16 minuti: 14 ore e 27 minuti a settimana. Per concludere, ecco cosa disse nel maggio 2010 Gianfranco Fini riferendosi ai suoi onorevoli colleghi: «La settimana cortissima è un problema serio». Fini, definendo la situazione come «intollerabile», aveva ricordato una settimana in cui la Camera si era riunita soltanto due volte in tutto.
P.S. Con quello che “loro” sono capaci di combinare nelle poche ore che “lavorano” e per quanto sono esageratamente retribuiti, forse sarebbe il caso di mandarli tutti in ferie, ma per tutta la vita!!!
MA QUANTO SI LAVORA NEGLI ALTRI PAESI?
La SPAGNA è uno dei Paesi in cui ci si riposa di più: ogni lavoratore ha diritto a 30 giorni di vacanza per anno, come regola generale, cioé 2,5 giorni per ogni mese lavorato. Per risollevare le sorti economiche del Paese, il premier Mariano Rajoy annunciò durante il suo discorso di investitura che “le feste si trasferiranno al lunedì più vicino, con l’eccezione di quelle di maggior tradizione”, cioé Natale, il primo gennaio, il primo maggio e la Festa della Nazione Spagnola (12 ottobre).
In GERMANIA ogni lavoratore dipendente con contratto a tempo pieno ha diritto ad almeno 24 giorni di ferie. Nei primi sei mesi dall’assunzione i dipendenti accumulano 1,5 giorni di ferie al mese di cui possono usufruire a partire dal settimo. La legge, che vieta la monetizzazione delle ferie, non stabilisce un tetto per i giorni di riposo. Nel pubblico il contratto collettivo prevede 26-30 giorni di ferie. Tutele maggiori ai minorenni con 25-30 giorni a seconda dell’età.
In GRAN BRETAGNA il minimo legale di ferie pagate che un lavoratore può ottenere è di 20 giorni, più gli 8 giorni di feste comandate, i cosiddetti Bank Holidays, per chi lavora cinque giorni alla settimana.
In FRANCIA l’idea delle ferie pagate ai dipendenti è nata negli anni ’20. Oggi ogni mese lavorato da’ diritto a 2,5 giorni di ferie, fino a un massimo di 25 giorni all’anno, a cui si aggiungono 11 giorni festivi.
Negli STATI UNITI le grandi aziende prevedono in media un periodo che va dalle 2 settimane l’anno per i nuovi entrati, alle 3 per i dipendenti di lungo corso. Quattro settimane spettano solo ai dipendenti più anziani o ai manager. Ci sono però molte aziende minori che offrono ferie più ridotte o pagano i loro dipendenti per lavorare praticamente senza interruzione. Gli americani possono inoltre contare su 3 festività di lunedì che permettono weekend lunghi.
In GIAPPONE i lavoratori sono infaticabili: le ferie variano dalle 2 alle 4 settimane, in funzione del datore di lavoro pubblico o privato. Ma, secondo una delle statistiche più recenti del ministero del Welfare, se ne prendono in media ogni anno solo 11 giorni. Poi c’é il pacchetto di 10 giorni di feste nazionali, oltre a due settimane in cui il Paese si ferma: tra il 28 dicembre e il 3 gennaio per le feste di fine anno, e circa 7 giorni a cavallo tra fine aprile e maggio per il Golden Week.
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