La Lega manda a processo il suo “Capitano”.

di Redazione. Solo in Italia si possono verificare certe situazioni al limite tra il dramma e la farsa. In un paese in cui scippatori, stupratori, spacciatori sono liberi di delinquere, le migliori energie delle nostre classi dirigenti, politiche, togate e di governo, sono concentrate per mandare a processo l’ex Ministro dell’Interno con l’accusa nientepopodimeno che di “sequestro di persona”!

Questo il dramma: le istituzioni che entrano in conflitto tra di loro, invece di fare “fronte comune” per il “bene comune”.

Questa la farsa: l’accusa, ovvero Pd e M5s, che voleva mandare a processo Matteo Salvini, ha disertato la votazione; la difesa, ovvero la Lega il partito di cui l’accusato è il leader, ha votato per mandarlo a processo!

Infine la beffa: chi ha difeso i confini italiani, ridotto gli sbarchi, il numero di morti in mare e imposto alla Ue la redistribuzione degli immigrati, rischia 15 anni di galera; chi, invece, ha speronato una motovedetta della nostra Guardia di Finanza mettendo a rischio la vita dei finanzieri è stata assolta e messa in libertà.

Fatto sta, che la Giunta delle immunità del Senato ha dato il via libera al processo a Matteo Salvini sull’ipotesi di accusa di “sequestro di persona” per il caso Gregoretti.

Infatti, è finita 5-5 la votazione sulla relazione di Maurizio Gasparri di negare l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno. Contro la proposta hanno votato i 5 senatori della Lega, a favore i 4 di FI e Alberto Balboni di FdI. La maggioranza, Pd e M5s, come è noto ha disertato la seduta: dunque pareggio, e come da regolamento in Senato in caso di pareggio fa prevalere i “no”.

Dunque no all’immunità. Pertanto dopo la votazione della Giunta, si esprimerà l’Aula che darà il voto definitivo. La data del voto (prevista verso metà febbraio) verrà decisa dalla conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama.

In un comunicato congiunto, Pd e M5s avevano spiegato: “Non ci presenteremo in Giunta in quanto la convocazione di oggi è frutto di gravi forzature sia del presidente Gasparri che della presidente Casellati. Non ci presenteremo anche perché non sono state accolte le richieste di approfondimenti istruttori avanzate in Giunta. Siamo contrari all’utilizzo strumentale che il centrodestra sta cercando di fare delle istituzioni”.

In verità, Pd e M5s non volevano “concedere” a Salvini il sì al processo prima del voto in Emilia Romagna, temendo che il leader della Lega potesse sfruttarlo a suo favore nei giorni decisivi della campagna elettorale. In pratica, il leader leghista vorrebbe farsi mettere in croce per passare all’incasso, con una mossa spregiudicata, alle prossime elezioni in Emilia Romagna e Calabria. Un “sequestratore”, insomma, disposto a finire in galera per un pugno di voti in più.

In realtà il motivo fondamentale dietro la decisione di Salvini di farsi processare è che il Capitano avrebbe in mano le carte che dimostrerebbero che la vicenda Gregoretti non riguarderebbe solamente lui, ma tutto il governo. Ogni decisione presa in quei tragici giorni di luglio sarebbe stata infatti condivisa da tutto il governo: “Per risolvere la vicenda Gregoretti ci furono numerose interlocuzioni tra Viminale, presidenza del Consiglio, ministero degli Affari Esteri e organismi comunitari” e “il via libera allo sbarco fu annunciato dal ministro dell’Interno, appena conclusi gli accordi per la redistribuzione degli immigrati in una struttura dei vescovi italiani e in cinque Paesi europei”.

Opinione confermata, seppur indirettamente, dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che, il 30 luglio del 2019, afferma a In Onda su La7: “La posizione del governo è sempre la stessa: vengono salvaguardati i diritti, le persone che dovevamo scendere sono scese, sono monitorate le condizioni di salute, ma del problema immigrazione deve farsi carico tutta l’Europa”. Lo stesso Bonafede aggiunge poi: “Ringrazio il presidente Conte che continua a porre la questione nelle cancellerie d’Europa”.

Ma non solo. Salvini ha deciso di farsi processare perché non vuole sconfessare la linea leghista, che poi è stata quella di tutto il governo gialloverde, sull’immigrazione. E questo anche perché, numeri alla mano, rappresenta uno dei suoi cavalli di battaglia: gli sbarchi (e pure i morti in mare) – grazie a Matteo Salvini – sono diminuiti e l’Europa ha cominciato a comprendere che la questione immigrazione deve essere affrontata da tutti i Paese membri e non solo dall’Italia.

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