La crisi si allunga e per Salvini si mette male.

di Redazione. Si allungano i tempi della crisi di governo: il Senato si riunisce oggi alle 18 per decidere il calendario e il 20 agosto l’assemblea potrebbe tornare a riunirsi per ascoltare le comunicazioni del presidente del Consiglio. Insomma, una crisi di governo che sembra ancora lontano dall’essere risolta.

Del resto, in questo complicato paese, aprire una crisi di governo e il giorno dopo andare a nuove elezioni non è così semplice come farsi un selfie.

L’Italia è una Repubblica parlamentare e di conseguenza, se cade un governo, non è automatico che il giorno dopo si vada al voto. Infatti potrebbe esserci una nuova maggioranza capace di “produrre” un nuovo esecutivo.

Quando Salvini ha staccato la spina a Conte, lo ha fatto per capitalizzare il consenso e perché pare abbia ricevuto precise rassicurazioni dal Quirinale che si sarebbe andati al voto.

Oggi però, basta leggere le dichiarazioni dei diretti interessati per capire che non è proprio così. Dunque, la strada per arrivare al voto si preannuncia lunga e tortuosa, dacchè una parte del Pd, i 5 stelle e spezzoni di ciò che resta di Forza Italia non vogliono votare.

Nel dettaglio:

Zingaretti vuole votare per fare fuori i renziani, che non ricandiderà, lui segretario di un partito che non mai stato suo, ma di Matteo Renzi.

Renzi non vuole votare, per il motivo opposto, ovvero perchè i gruppi parlamentari e il Nazareno sono sotto il suo diretto controllo e anche perché non è pronto a lanciare il ‘suo’ nuovo partito.

I 5stelle non vogliono votare non tanto per il vincolo del secondo mandato – sarebbe già pronta una deroga al ‘non-statuto’ per il terzo mandato – ma soprattutto perché, nonostante invochino il voto sul taglio dei parlamentari, i seggi attualmente occupati dai pentastellati rischiano, comunque, di essere dimezzati dalla delusione e dal ravvedimento dei loro stessi elettori.

Infine ciò che resta di Forza Italia storce il naso alla prospettiva di elezioni anticipate. Toti se n’è già andato e in tanti stanno con la valigia in mano pronti a traslocare non appena gli faranno sapere il dove e il quando.

Tutti gli altri cercano di rallentare la crisi per capire il da farsi.

Resta Matteo Salvini, l’unico a voler andare subito al voto. Ma se non si fa subito e in fretta il rischio è che il leader del carroccio potrebbe finire logorato e perdere consensi lungo la strada che porta da qui fino alle elezioni e arrivare all’appuntamento con le urne non più da Capitano ma da semplice Caporale di giornata!

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