Italia allo sbando su tutti i fronti, specie su quelli di ‘guerra’.

di Redazione. L’Italia e gli italiani sono un popolo… ‘strano’.
Pretendono di vivere i tempi moderni correndo a duecento all’ora a bordo di una macchina scassata che beve benzina a garganella, che inquina a dismisura e che va a due all’ora.
Consumano a più non posso, ma senza produrre neppure uno ‘zero virgola’ di Pil e neppure un Kilowatt di energia, ma s’indebitano fino al collo per comprare a peso d’oro petrolio e nucleare da chi li produce.
Pretendono
di essere difesi dagli altri paesi in caso di guerra, ma senza difendersi e – che Dio ci aiuti – senza armarsi: armatevi e partite, è il modus operandi delle italiche genti. Scendono in piazza per la pace, manifestano contro l’acquisto di quattro aerei da guerra e appendono le bandiere arcobaleno sui davanzali.
Sono per i porti aperti, per l’accoglienza e l’integrazione, ma non sotto casa loro.
Pretendono pace, aria pulita, vita e cibo sani, ma senza spendere neppure un euro in armamenti, ricerca, sviluppo e tecnologia.

Va poi da sé che sia oltralpe che oltreoceano nessuno ci rispetti. Noi, italiani, tranne qualche rarissima eccellenza, ormai siamo considerati il villaggio vacanze del mondo intero. Siamo i ‘camerieri’, i ‘cuochi’ e le ‘guide turistiche’ degli stranieri che arrivano qui da noi a spassarsela e… i ‘caporali’ di quegli altri stranieri che, invece, arrivano qui dai noi sui barchini per fare quei lavori che a noi non piacciono.

Non è quindi un caso che non sia andato in porto il ‘goffo’ tentativo italiano di trovare una rapida ed efficace mediazione fra le fazioni libiche.

Dopo i vertici di Bruxelles, Berlino e Cairo, e mentre i tamburi di guerra risuonano tanto a Tripoli che a Sirte, il premier Conte ieri aveva invitato a Palazzo Chigi tanto il generale Haftar, leader della Cirenaica, quanto il premier Serraj, capo del governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu e dalla comunità internazionale.

Il primo è venuto a Roma ed è stato tre ore a colloquio con Conte, il secondo, invece gli ha dato ‘buca’, e alla fine ha preferito evitare la tappa italiana e tornare nel suo Paese.

Secondo la Russia per colpa di carenze organizzative italiane, in sintesi il premier non avrebbe apprezzato il ruolo riconosciuto ad Haftar che lui da tempo rifiuta di incontrare e che sembra non sapesse venisse a Roma.

Il doppio incontro a palazzo Chigi sfuma dunque all’ultimo momento e la mossa del governo italiano per aprire la strada al rilancio del dialogo tra le due opposte fazioni in Libia è stato l’ennesimo flop di un governo inconsistente e inconcludente su tutti i fronti, soprattutto se di guerra. Un esecutivo senza capo né coda.

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