Ilva. Per il governo a guida 5stelle vale di più la vita degli operai e dei tarantini oppure il Pil?

di Redazione. Dall’Iva all’Ilva, è qui che casca l’asino? Sterilizzate le clausole di salvaguardia e scongiurato l’aumento dell’Iva, il governo, che proprio adesso pensava di tirare un sospiro di sollievo, si vede esplodere in mano la “bomba” dell’Ilva di Taranto. Arcelor Mittal ci sta per restituire le nostre acciaierie!

In ballo ci sono circa 14mila posti di lavoro e  l’1,4% del prodotto interno lordo del Paese, cioè 24 miliardi di euro. La stessa cifra che è stata resa necessaria in questa legge di bilancio per evitare proprio l’aumento dell’Iva.

Fatto sta che il gruppo franco-indiano, che si era impegnato ad acquistare le nostre acciaierie e ad investire circa due miliardi e mezzo per l’ambiente e la produzione, ha comunicato la volontà di rescindere l’accordo siglato un anno fa con il governo gialloverde a seguito dell’eliminazione del cosiddetto “scudo penale” che metteva al riparo il gruppo dai processi, escludendone la responsabilità penale limitata al piano ambientale.

Ricordiamo, ad onore del vero, che lo “scudo” è stato eliminato dall’ex governo gialloverde con il decreto Crescita soprattutto per volontà dei 5stelle e del suo leader politico e allora ministro del Mise Luigi Di MAio, contro il volere della Lega, azionista di minoranza di quell’esecutivo.

Quindi, se cambiano gli accordi in corso d’opera AcelorMittal può recedere. Infatti, oltre al mancato “scudo penale” e ai provvedimenti del tribunale di Taranto, argomenta ArcelorMittal, anche “altri gravi eventi, indipendenti dalla volontà del gruppo franco-indiano, hanno contribuito a causare una situazione di incertezza giuridica e operativa che ne ha ulteriormente e significativamente compromesso la capacità di effettuare necessari interventi presso Ilva e di gestire lo stabilimento di Taranto. Tutte le descritte circostanze attribuiscono alla Società anche il diritto di risolvere il Contratto in base agli applicabili articoli e principi del codice civile italiano”.

La fabbrica “uccide cittadini e operai” ed “è totalmente illegale come dimostra lo stesso management di Arcelor Mittal che senza una immunità penale speciale, che esisteva in Europa solo per loro e che non è consentita a nessun’altra azienda, intima con arroganza allo Stato italiano di riprendersi la fabbrica entro 30 giorni”, afferma il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.

Insomma, i governi a guida 5stelle quando c’è da “decidere” e mettere “nero su bianco” hanno troppe incertezze, un po’ come quel marito che vuole la botte piena e la moglie ubriaca!
E allora gli investitori stranieri preferiscono, al nostro, altri paesi, con regole certe e meno tasse.

Così per l’Ilva: cosa fare di fronte ad un’azienda che per produrre richiede lo “scudo penale” in caso di morti e disastri ambientali? Bisogna salvare i posti di lavoro di migliaia di operai, il pil nazionale oppure la vita degli stessi operai dell’Ilva e dei cittadini di Taranto?

Ecco, se fosse stato così semplice rispondere, i nostri cari onorevoli ministri e capi di governo sarebbero stati retribuiti con lo stesso stipendio di un impiegato o di una maestra elementare e non con gli attuali benefit!

Purtroppo o per fortuna, quando si sta al governo sono “onori e oneri”, ma bisogna governare, decidere, fare! Invece, qui oltre a far scappare più di 2 miloni di giovani dal Mezzogiorno, si procede senza chiarezza e si mettono in fuga pure coloro che vogliono investire e fare impresa!

Una manna per l’opposizione, che ci va giù pesante con Giorgia Meloni: “Il “Piano per il Sud” annunciato da Conte ora è chiaro: far chiudere aziende strategiche come l’ex Ilva di Taranto e tenere occupati i disoccupati con il metadone del reddito di cittadinanza. Questo Governo prima va a casa e meglio è”.

E poi giù critiche anche da Matteo Salvini che da qual governo si è chiamato fuori anche per la questione Ilva: “L’annuncio di ArcelorMittal di voler recedere dall’investimento sulla ex Ilva di Taranto dimostra che ci sono degli incapaci al governo, che senza accorgersene mettono a rischio decine migliaia posti lavoro. La vicenda Ilva è drammatica, una crisi senza precedenti: in un Paese normale – ha aggiunto – il presidente del Consiglio sarebbe già domani a riferire nelle aule parlamentari sul futuro di decine di migliaia di famiglie da Nord a Sud”. A giudizio del leader leghista “chi ha votato la fiducia (sul decreto dopo l’emendamento che ha soppresso l’immunità penale per i dirigenti della cordata che ha rilevato l’acciaieria, ndr) dovrebbe avere il coraggio di andare a Taranto”.

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