di Redazione. Il video di Beppe Grillo, in difesa del figlio accusato di stupro, ha scatenato, come era facilmente prevedibile, una marea di polemiche dando libero sfogo ai soliti “tuttologi” dei talk show e ai “giornaloni” che si sono immediatamente messi all’opera per interpretare, dare un significato, una spiegazione, una giustificazione oppure una condanna, a parole, sguardi, gesti, toni di voce, abbigliamento e location di quel video passato al vaglio del Var come un calcio di rigore o un gol annullato.
Insomma, le solite chiacchiere da salotto, le solite schermaglie di basso profilo, quando invece il paese reale è alle prese con la crisi economica e sanitaria più devastante di sempre, quando la gente comune attende dalla politica e dai leader politici soluzioni ai propri problemi e non a quelli personali che, seppure di una gravità estrema, andrebbero dibattuti nelle sedi preposte.
Un fatto, però, è certo. Politicamente parlando, quel video, che non vogliamo giudicare se abbia giovato più alla difesa o all’accusa di stupro, anche perchè non siamo noi a vestire la toga, ha dato il colpo di grazia ad un movimento più morto che vivo, come oggi il M5S appare agli occhi dei cittadini.
Un movimento ormai diventato “casta” a tutti gli effetti, dove è saltato tutto, speranze, ideali, promesse, ma soprattutto quel patto di fiducia con gli elettori più volte disatteso, troppe volte tradito ogni qual volta i pentastellati hanno dovuto confrontarsi con la realtà dei fatti, con le dinamiche del potere e con la giustizia.
E proprio adesso che i grillini stavano cercando di organizzarsi in un partito come tutti gli altri, gli è piovuto addosso un macigno più grosso di loro, una botta troppo pesante da reggere, perchè di fatto quel video è stato come un uppercut che ha messo giù al tappeto ciò che restava del MoVimento5stelle, un pugile suonato e messo all’angolo, che aspettava solo il gong per cercare in qualche modo di riguadagnare il centro del ring, ma che invece è stato sbracato definitivamente.
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Nota dell’Associazone nazionale magistrati. Le recenti dichiarazioni di Beppe Grillo sfiduciano il processo. È essenziale per la vita democratica del Paese che i processi, e quelli per violenza sessuale anzitutto, si svolgano al riparo da indebite pressioni mediatiche. I magistrati di Tempio Pausania sapranno accertare i fatti con serenità ed equilibrio, garantiti dalla propria professionalità, nel rispetto dei diritti di tutti, degli imputati, che devono essere assistiti dalla presunzione di innocenza, e della denunciante, la cui dignità va tutelata.