Il primo sciopero contro il governo Meloni è dei benzinai!

Il governo Meloni non torna indietro sui carburanti e sul decreto ‘trasparenza’ e così scatta stasera alle 19 lo sciopero di 48 ore dei benzinai: l’accusa all’esecutivo è di aver voluto scaricare le colpe del caro benzina sui gestori dei distributori, parlando di speculazione sui prezzi, invece di riconoscere la propria responsabilità sul ripristino delle accise sul carburante.

Una sola categoria rimane ferma e immobile a subire il caro prezzi senza muovere un dito, quella dei ‘consumatori’, nella fattispecie gli automobilisti, che evidentemente per nulla al mondo rinuncerebbero a salire sulla propria auto, neppure se il carburante arrivasse a costare 10 euro al litro!

Fatto sta, che le pompe di benzina aderenti alla mobilitazione esporranno un cartello che avvisa dello sciopero per protestare contro quella che definiscono “la vergognosa campagna diffamatoria nei confronti della categoria e gli inefficaci provvedimenti del governo che continuano a penalizzare solo i gestori senza tutelare i consumatori”. La mobilitazione è stata indetta da Faib, Fegica e Figisc/Anisa, che raccolgono circa il 70% dei 22mila distributori attivi in tutta Italia.

Gli impianti di rifornimento rimarranno dunque chiusi, compresi i self service, sulla rete ordinaria dalle 19 del 24 alla stessa ora del 26 gennaiomentre su quella autostradale la serrata inizierà alle 22.

Il governo nelle scorse settimane ha varato un decreto sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti. Poi nel corso della mediazione con i gestori delle stazioni di servizio l’esecutivo ha aperto a delle modifiche: prezzo medio regionale da esporre su un cartello da aggiornare con cadenza settimanale e non più mensile e multe per le violazioni ridotte dal massimo di 6mila euro fissato nel testo ad 800 euro. E poi la creazione di una App del Mimit dove poter consultare il prezzo medio e quello praticato dai distributori all’interno di un perimetro selezionato.

Gli esercenti chiedono altro. Le associazioni dei benzinai domandano che il prezzo medio venga comunicato via web e non tramite un cartello da esporre nei distributori ed un riordino complessivo del settore per frenare quelle che definiscono le infiltrazioni della “criminalità”.

Il rialzo dei prezzi della benzina è partito a Capodanno con la fine dello sconto sulle accise, introdotto a marzo dello scorso anno dal governo di Mario Draghi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Nelle ultime settimane il costo alla pompa è arrivato attorno ai 2 euro in città e fino ai 2,5 in autostrada.

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