Il Popolo del Pd chiede unità, uomini liberi e una musica ribelle. La necessità di una ‘terza via’. di Antonio Ferrante

di Antonio Ferrante. Smaltita l’euforia di Piazza del Popolo, il Pd si appresta a tuffarsi in una stagione congressuale che appare decisiva non soltanto per la risalita del partito, ma per la sua stessa esistenza dopo anni di sconfitte brucianti e di lacerazioni interne al limite dello strappo definitivo.
Ma i tanti leader presenti a Roma lo scorso 19 Settembre avranno recepito fino in fondo la parola Unità, scandita a chiare lettere da una piazza intera come ultimo avvertimento da parte di un popolo capace di percorrere migliaia di chilometri con ogni mezzo pur di far sentire il proprio sostegno?
Ecco la domanda più importante che gli elettori delle primarie si staranno già ponendo e che potrebbe rivelarsi decisiva nella scelta non solo tra candidati ma verosimilmente anche se recarsi o meno ai gazebo. Una cosa è votare il leader della rigenerazione di tutto il Pd, un’altra scegliere, tra modelli incompatibili, quale deve prevalere e chi, invece, deve trovare sistemazione altrove.
Un simile dubbio appare più che fondato guardando alle prime avvisaglie tra competitor, da una parte una splendida “piazza grande” che vuole ricompattare il Pd prerenziano e, tanto negli interventi quanto nel parterre, sembra volere riportare le lancette dell’orologio al 7 Dicembre 2013 cancellando il periodo successivo e, dall’altra, una Leopolda concentrata sulla difesa delle cose buone fatte ma, ostinatamente, senza una vera ammissione di responsabilità per i tanti errori commessi.
Si dice che la verità stia sempre nel mezzo, in questo caso probabilmente anche l’Unità va cercata nelle altre proposte presenti e, in questo senso, va sottolineata la presenza degli altri candidati ad oggi in corsa all’iniziativa dello scorso fine settimana, un segnale chiaro agli elettori di aver recepito il messaggio e che, quindi, chiunque vinca avrà il sostegno di tutti perchè il nemico sta dall’altra parte.
Unità nel rispetto delle diverse proposte come delle regole di confronto e poi, il giorno dopo, insieme per restituire al Pd il ruolo di alternativa all’attuale maggioranza gialloverde una volta esaurita la propria forza propagandistica. Perchè via sia unità occorrono uomini liberi dalla voglia di rivalsa e capaci di riconoscere con umiltà i propri errori, che sappiano ascoltare prima che parlare e che siano capaci di dare a tutti l’occasione di crescere come classe dirigente prima che piazzare uomini di fiducia.
Questa ‘terza via’, che il popolo del Pd probabilmente sceglierà, è necessaria perchè il congresso si concluda con un segretario e non con un curatore fallimentare, ma non sufficiente per passare da opposizione ad alternativa in un momento storico in cui il Paese sembra ancora affascinato dall’onda grilloleghista.
Tornare a convincere per poter poi vincere, non cercare semplicemente di porsi in testa a chi odia il nemico ma capire perchè in tanti lo hanno votato, superare l’idea che il fatto di essere portatori di valori assoluti significhi anche essere infallibili nella loro attuazione, tornare a parlare di povertà, lavoro, istruzione, diritti, accoglienza ed Europa con concretezza, umiltà e pazienza.
E’ questo l’obiettivo che dovrà animare la scelta sul leader che sappia suonare una musica ribelle contro un governo capace di tradire non solo il programma per il quale è stato votato ma addirittura i principi sui quali le forze che lo compongono sono nate e che sappia anche dar voce ai tanti che ieri hanno scelto il male minore ed oggi vogliono il meglio per loro e per i loro figli. Se questo è il pensiero del popolo del Pd, sarà inevitabile scegliere l’unità della terza via.
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