Il “mini-mini-taglio” del cuneo fiscale non risolve il problema “crescita”.

di Redazione. Conti alla mano e considerando il tempo che è passato dall’infausto passaggio dalla Lira all’Euro che di fatto ha dimezzato il potere d’acquisto di lavoratori dipendenti e pensionati, e al netto di una tassazione che si porta via oltre il 50 per cento del reddito, oggi come oggi in busta paga mancano – ad occhio e croce – un 700/800 euro!

Quindi, chiamarlo “taglio” del cuneo fiscale – come dicono ‘loro’ – è una parola grossa per come poi la si traduce nella realtà delle buste paga degli italiani. Si tratta molto più modestamente di un “mini-mini-taglio” al cuneo fiscale previsto dalla legge di bilancio 2020 che partirà solo a luglio e che prevede una riduzione delle tasse di appena 3 miliardi di euro, da dividere tra tutti i lavoratori dipendenti.

Tradotto in soldoni, o meglio in soldini, la riduzione della pressione fiscale sugli stipendi dovrebbe essere in media di circa 80 euro al mese per lavoratore dipendente, per un totale di 500 euro annui. Considerando che nel 2021 il ‘fondo’ ammonta a 5 miliardi ma dovrà essere distribuito su 12 mesi, in teoria il bonus per il prossimo anno dovrebbe scendere leggermente. Infatti, quest’anno saranno distribuiti 3 miliardi in 6 mesi e, di conseguenza, per mantenere lo stesso beneficio sarebbero necessari altri 3 miliardi (mentre la somma aggiuntiva per il prossimo anno è di appena 2 miliardi).

Per coloro che già percepiscono il “bonus Renzi di 80 euro”, quest’ultimo andrà a ‘mescolarsi’ con il nuovo intervento sul cuneo fiscale, con un reddito tra 15.000 e 26.000 euro. A cui si dovrebbero aggiungere 4,5 milioni di lavoratori che dichiarano fino a 35.000 euro, per un totale di 15 milioni.

Secondo le opzioni tecniche al momento allo studio, per i lavoratori nella fascia di reddito tra 26.000 e 35.000 euro si introdurrà una detrazione da 80 euro; per i beneficiari del bonus Renzi con un reddito tra 15.000 e 26.000 euro, il bonus già percepito di 80 euro verrebbe trasformato in detrazione fiscale, con un vantaggio di circa 20 euro; per quelli con reddito tra 8.200 e 15.000 euro, invece, dovrebbe restare tutto invariato.

Alla fine della giostra si tratta della solita elemosina di Stato: la montagna che partorisce il topolino.

Imprese e lavoratori chiedono, invece, ben altri tagli sulle tasse che si mangiano oltre il 50 per cento del reddito!

Solo abbassando le tasse a chi lavora e a chi produce, l’Italia riparte.

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