Il conto della pandemia non devono pagarlo i “soliti fessi”.

di Redazione. In questi lunghi e angosciosi giorni di pandemia che hanno costretto la quasi totalità degli italiani a rinchiudersi in casa, abbiamo assistito al “piagnisteo” di coloro che hanno dovuto abbassare le saracinesche, chiudere la cassa e continuare a pagare affitti e bollette.

Ora va bene tutto, vanno bene anche gli aiuti di Stato a quelle categorie che ne hanno reale necessità, ma quando questi signori incassavano a piene mani facendo soldi a palate, come gli auguriamo di tornare presto a fare, non si lagnavano, incassavano zitti e mosca, e non condividevano con nessuno i loro introiti, anzi i più furbi lucravano a prezzo pieno evitando di rilasciare scontrini o fatture.

Fare impresa, essere un libero professionista oppure un commerciante è stata una libera scelta, la scelta di chi non voleva stare sotto padrone e a stipendio fisso, consapevole del fatto che qualora si sarebbe dovuto “fermare” per un qualsiasi motivo, ultimo dei quali il coronavirus, non avrebbe incassato il becco di un quattrino. Così come chi altrettanto liberamente ha optato per un lavoro dipendente accontentandosi di un “fisso mensile” era consapevole di dovere arrivare faticosamente a fine mese con la sua busta paga facendo i conti della serva.

Ora lagnarsi per scucire quattrini alla collettività per due, tre mesi di mancati incassi non è dignitoso soprattutto per quelle attività che nel corso degli anni hanno accumulato ingenti fortune.

Come pure sarebbe riprovevole far pagare ai “soliti fessi”, lavoratori dipendenti, pensionati e proprietari di seconde case, il conto di questa ulteriore crisi.

Sarebbe opportuno oltre che etico, far pagare il conto ai ricchi e a chi in questi mesi di lockdown è rimasto aperto incassando milioni di euro! 

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