Europa, €uro, Privatizzazioni: la nostra tomba, ma erano “obblighi europei”!

di Redazione. Le privatizzazioni o meglio le (s)vendite di Stato alla fine degli anni Novanta e l’infausto passaggio dalla £ira all’€uro che è costato agli italiani lacrime e sangue dovendo riformare al ribasso le conquiste ottenute dopo anni ed anni di lotte e rivendicazioni con l’abbassamento dei diritti su lavoro e pensioni, il dimezzamento di retribuzioni e risparmi, con la conseguente svalutazione del mattone a fronte di una tassazione senza precedenti, sono responsabilità che ancora pesano come macigni sulle coscienze di coloro che illo tempore ne furono i diretti responsabili.

Azeglio Ciampi è passato a miglior vita portandosi nella tomba questa grave responsabilità: averci svenduto all’Europa e asservito all’asse franco-tedesco.

Romano Prodi, invece, se ne vuole ‘liberare’ prima che sia anche per lui troppo tardi: “Erano obblighi europei”. Così il Professore svela il perché delle “privatizzazioni” durante il suo primo governo.

Ospite di Mezz’ora in più, il padre fondatore del Partito Democratico e dell’Ulivo si lascia andare ad una confessione che non poteva certo passare inosservata: “Le privatizzazioni? Erano obblighi europei… Scusi, a me che ero stato a costruire l’Iri , a risanarla, a metterla a posto, mi è stato dato il compito da Ciampi – che era un compito obbligatorio per tutti i nostri riferimenti europei – di privatizzare. Quindi, si immagini se io fossi contento di disfare le cose che avevo costruito… ma bisognava farlo per rispondere alle regole generale di un mercato nel quale eravamo. Un compito non gradevole, ma andava fatto…”. (!?)

Chiosa il Professore, senza accennare minimamente ad un altro grande “imbroglio”: mille lire pari ad un euro, anziché 1.936,27 !!! Un fenomeno che ha portato gli italiani a perdere migliaia di euro per il mancato adeguamento di salari e pensioni alla moneta unica, arrotondamenti facili, speculazioni di commercianti, professionisti, aziende e, per l’appunto, zero controlli sullo sciacallaggio dei prezzi di beni, servizi e prestazioni di prima necessità!

Insomma, quella del Professore – in pole position per il gran premio  del Quirinale (!?) – è l’ennesima riprova del fatto che il mantra “Ce lo chiede l’Europa” debba essere rispettato dagli italiani per non indispettire l’Unione Europea.

Ma allora che ci stiamo a fare ancora dentro questa pseudo “Unione”? Il fanalino di coda, lo zerbino di Francia e Germania, la Cenerentola della Troika? A chi giova restare in questa Europa e a queste condizioni? Ad aprire i nostri porti per far entrare cani e porci e trasformare l’Italia nel “campo profughi” della Ue? A pagare le tasse pure sull’aria inquinata che ci costringono a respirare? A guadagnare stipendi da fame? Ad a andare in pensione a 70 anni e con quattro soldi? A ributtare in mare le nostre vongole e in strada il nostro latte? A far marcire in terra arance, pomodori e quant’altro non incroci il gradimento di Bruxelles?

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