Draghi, missione compiuta. Adesso il Quirinale!

“Nonno Mario” prenota la poltrona del Quirinale: “Il governo può andare avanti anche senza di me. Abbiamo creato le condizioni perché l’operato del governo continui indipendentemente da chi ci sarà. Io sono un uomo, se volete un nonno al servizio delle istituzioni. La responsabilità delle decisioni è interamente nelle mani delle forze politiche e non degli individui”.

È quanto ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso della conferenza stampa di fine anno, che di fatto ha lasciato aperta sia la porta a Palazzo Chigi che al Quirinale.

Insomma, quella del Presidente del consiglio in carica è stata più una conferenza di fine mandato che di fine anno e le sue parole sono state una vera e propria autocandidatura al Quirinale. Non un addio palese a Palazzo Chigi, certo, troppo presto per scoprire le carte, ma quando Draghi parla di sé come di un “nonno al servizio delle istituzioni” non può non sapere che nell’immaginario collettivo il “nonno istituzionale” è il Presidente della Repubblica. Le sue parole suonano, dunque, come una promessa di disponibilità a diventare il successore di Sergio Mattarella nella partita che si aprirà da qui a poco.

Mai ci si sarebbe aspettato da Super Mario un passo del genere. Tutti noi avevamo immaginato un discorso al di sopra del “Toto-Quirinale”, ma evidentemente l’ex Bce sente puzza di bruciato e vuole marcare il territorio intorno al Colle: ricordatevi che mi avete voluto al governo per avviare il Pnrrr, gestire la pandemia e fare alcune riforme in cambio della Presidenza della Repubblica. Bene, io fatto tutto quello che dovevo fare, adesso tocca a voi: state ai patti!

Un azzardo politico anche per un ‘fuoriclasse’ come Draghi. Infatti la reazione dei partiti è stata molto fredda, gelata dallo stupore di come Draghi si è ‘esposto’. Il segnale del premier è stato talmente chiaro che persino i partiti che lo sostengono sono rimasti spiazzati. Adesso è difficile dirgli di “no”, ma è altrettanto difficile dirgli di “sì” nel momento in cui Draghi dice mandatemi al Quirinale, altrimenti cade il governo e mi perdete sia come Presidente del Consiglio che come Presidente della Repubblica.

Insomma, la partita per il Colle non si annuncia semplice. Il Parlamento è frammentato e anche Super Mario ad oggi non avrebbe i voti per essere eletto con i due terzi dei voti necessari nei primi tre scrutini: Salvini e Berlusconi continuano ad auspicare che resti a Palazzo Chigi, Meloni e Letta trovano più utile liberare Palazzo Chigi. Ma lui, Super Mario, avverte sui rischi dei ‘giochi di parte’ sul Quirinale: “È immaginabile una maggioranza che si spacchi sulla elezione del Presidente della Repubblica e si ricomponga sul governo?”.

Per avere una risposta non bisognerà attendere molto. Il mandato di Mattarella scade il 3 febbraio. Il voto per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica potrebbe svolgersi intorno al 20 gennaio.

A noi, molto sommessamente, viene da dire, che lui, Super Mario, dal quale tutti noi comuni mortali ci aspettavamo il famigerato cambio di passo, il nuovo Rinascimento, la Ricostruzione del paese, un pò come accaduto nel secondo dopoguerra col Piano Marshall, siamo, invece, rimasti al punto di una ripartenza che ancora non c’è: lui dice che tutti gli obiettivi affidati al suo governo sono stati raggiunti, ma questo non ci risulta dall’evidenza dei fatti che viviamo tutti i giorni sulla nostra pelle.

E altrettanto sommessamente ci viene da dire che l’unico obiettivo raggiunto da Mario Draghi è quello di tenere al guinzaglio i partiti, per mantenere il culo almeno su una poltrona. Insomma, anche lui come tutti gli altri mestieranti della politica, maestri nel solito vecchio gioco della politica italiana, dove il trucco c’è, ma che a questo punto della nostra storia repubblicana solo chi non vuole vedere, non lo vede: tutto quello che lorsignori fanno, spacciandolo per il bene del paese, lo fanno solo ed esclusivamente per mantenere “le poltrone”!

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