Da che mondo è mondo piove…

di Redazione. Da che mondo è mondo piove… ma se piove su un paese che frana e cade a pezzi come l’Italia, allora anche un evento naturale come la pioggia si trasforma in tragedia.

Così d’estate perché fa caldo e piove poco, d’inverno perché fa freddo e piove troppo, è sempre la solita litania di mugugni e lamentele sul tempo e sul clima che cambia per colpa dell’uomo.

Un pianto greco che si ripete allo sfinimento. Con i tromboni dei talk show, i tuttologi, i giornalai e i vari professoroni di turno che attribuiscono le responsabilità del disastro idrogeologico ai fattori climatici che sarebbero stati mutati dall’uomo, reo di aver violentato e saccheggiato la natura nel nome del progresso e della modernità. E così adesso è la natura stessa che si ribella. Come se millenni addietro non ci fossero state mai siccità, alluvioni terremoti e cataclismi. Chiedere conferma a Mosè che errava a piedi nel deserto, o a Noè in balia del diluvio universale con la sua Arca, oppure alle sagome di gesso dei pompeiani!

Cosicché, adesso che siamo in autunno, alle porte dell’inverno, ogni santo giorno che Dio manda in terra, il Paese si lamenta e si lagna per la troppa pioggia, per le frane, gli smottamenti, le alluvioni e gli ingenti danni a cose e a persone. Il fatto che in questa stagione piova non è certo una novità, ma un evento che si ripete puntualmente ogni anno e che, purtroppo, associato ai disastri che procura si trasforma in tragedia.

I gretini sfilano per le strade, le sardine occupano le piazze, i verdi e agli ambientalisti reclamano un mondo pulito, i grillini auspicano la decrescita felice… ma poi alla prova dei fatti nessuno di costoro si sogna di tornare indietro per rinunciare a lavapanni e lavapiatti, televisori HD e iphone, automobili e alta velocità, climatizzatori e termosifoni.

Ma allora invece di stare lì a ‘piangersi’ addosso e a ‘rimpiangere’ quel “si stava meglio quando si stava peggio”, bisognerebbe mettere in pratica le nuove tecnologie, investendo i soldi dei contribuenti non in opere inutili o peggio ancora sciupandoli in ruberie e privilegi, ma per drenare i fiumi, costruire dighe e casse d’espansione o allargare gli argini laddove è necessario e più opportuno.

Insomma, far lavorare tecnici, operai, geologi e ingegneri, per mettere in sicurezza un territorio che sta franando nella più totale incuria, ormai da troppi anni!

Poi logicamente le responsabilità di coloro che invece del cemento mettono sabbia nei piloni di ponti e autostrade, che costruiscono ville e alberghi in riva a mari e fiumi o sotto le pendici delle montagne, bè quelle sì che andrebbero prevenute e sanzionate in maniera esemplare!

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