Bandiere a mezz’asta in segno di lutto. L’Italia piange i suoi morti. Ma ci voleva il Coronavirus per far saltare i vincoli di bilancio della Troika?

di Redazione. Bandiere a mezz’asta in segno di lutto, oggi alle ore 12 in tutta Italia, per rendere omaggio a tutte le vittime del Coronavirus, in segno di vicinanza ai familiari e di partecipazione nazionale al cordoglio delle comunità più colpite.

Ma subito dopo, bisognerà tornare a pensare ai vivi perchè c’è il serio pericolo che – sopravvissuti a Covid19 – muoiano di fame! E nel fare questo apprendiamo con molta tristezza, ma anche con un pizzico di diffidenza, che ci sarebbero milioni di italiani senza neppure i soldi per comprare un pezzo di pane. E allora se da una parte ci si stringe il cuore, dall’altra ci viene spontanea una domanda: ma il “redditto di cittadinanza” non aveva abolito la povertà in Italia?

Da quanto ci è dato sapere tale reddito non è stato sospeso, ma continua ad essere regolarmente elargito come nel prima Covid-19.

E allora non ci sappiamo spiegare chi è che è rimasto senza quattrini!

Comunque, il governo – lasciato in perfetta solitudine dall’Europa che prende a schiaffi un’Italia che muore di virus, ma questo era risaputo – è al lavoro su più fronti: da una parte ci sono le famiglie e dall’altra le imprese, oltre ovviamente al Servizio Sanitario Nazionale e a chi ci lavora.
Per il SSN si tratta di impiegare più risorse per l’acquisto di mascherine, medicinali, macchinari e infrastrutture in grado di assicurare più posti letto, oltre che all’assunzione di altro personale sanitario. Idem per imprese e famiglie, dove non entra più un soldo in tasca dopo l’obbligo di abbassare le saracinesche!

Insomma, la parola chiave è “liquidità”: serve pompare un mare di soldi in un’economia già mezza morta nel ‘prima-coronavirus’, e oggi definitivamente morta e sepolta dalla pandemia!  

Quindi, nei provvedimenti economici del governo entrerà sicuramente una parte di indennizzi sulla base della riduzione del fatturato e non solo il “bonus autonomi da 600 euro” distribuito a pioggia a marzo, ma una sorta di ristoro per chi ha perso una certa quantità di ricavi (si ragiona sul 33%) per le chiusure obbligatorie.

Nelle misure dovrebbe rientrare anche una sorta di “reddito di emergenza” per le categorie più deboli della società, escluse dagli attuali indennizzi perché lavoratori saltuari, stagionali o senza alcun tipo di ammortizzatore sociale o, peggio ancora, perchè lavoratori in nero. 

La declinazione degli interventi dipenderà in gran parte da quanto il governo riuscirà a mettere effettivamente sul piatto, ovvero fino a che punto deciderà di indebitarsi.

Infatti, solo per la proroga della cassa integrazione servono circa 11 miliardi. A fare il punto sarà un consiglio dei ministri atteso in settimana, in cui il governo formalizzerà la richiesta di nuovo indebitamente al Parlamento.

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