di Antonello Laiso. Può sembrare assurdo, surreale, non senza quelle logiche immancabili note di sdegno che raggiungono l’anima e si riversano esteriormente ripugnanti mostrando una pena incontenibile.
Può sembrare assurdo ma non lo è quella dichiarazione di difesa di Ciro Grillo rinviato a giudizio per violenza sessuale e stupro, con gli altri suoi compagni di merenda cui si apprende nelle ultime ore dalla stampa.
Lo stesso, in un suo fantomatico tentativo di discolpa o di una minore colpa a qualcosa che è stato fatto,a qualcosa di cui vi sono piene prove e che attende quella giusta condanna ha dichiarato come se loro ovvero gli amici di merenda, fossero un gruppo di amici seminaristi in libera uscita da una scuola di sacerdozio,: “Ci sentivamo in imbarazzo, e per uno di noi era anche la prima volta”.
Lo stesso, in un suo fantomatico tentativo di discolpa o di una minore colpa a qualcosa che è stato fatto,a qualcosa di cui vi sono piene prove e che attende quella giusta condanna ha dichiarato come se loro ovvero gli amici di merenda, fossero un gruppo di amici seminaristi in libera uscita da una scuola di sacerdozio,: “Ci sentivamo in imbarazzo, e per uno di noi era anche la prima volta”.
Avevano forse trovato quella Messalina dea del sesso e di quella lussuria che giammai loro figli di buona famiglia potevano immaginare che esistesse?
Erano forse stati condotti in quelle lascive stanze del piacere e magari quasi obbligati a quegli atti imbarazzanti?
Si sentivano in imbarazzo nel mentre perpetravano quella violenza di gruppo su una ragazza 19 enne? Si sentivano a disagio per quegli atti di violenza e sopraffazione poi divulgati con foto su quei cellulari a dimostrare quella pseudo e finta virilità maschile figlia di un bieco e antiquato maschilismo duro a morire , a dimostrare quella preda catturata a mo’ di caccia e poi esposta in quella bella mostra come quel macabro trofeo del sesso.
Si sentivano in imbarazzo nel mentre perpetravano quella violenza di gruppo su una ragazza 19 enne? Si sentivano a disagio per quegli atti di violenza e sopraffazione poi divulgati con foto su quei cellulari a dimostrare quella pseudo e finta virilità maschile figlia di un bieco e antiquato maschilismo duro a morire , a dimostrare quella preda catturata a mo’ di caccia e poi esposta in quella bella mostra come quel macabro trofeo del sesso.
Quel trofeo del tre contro una come riportato sui loro cellulari.
Sembra una di quelle pagine scritte del Baudelaire poeta maledetto in “le fleurs du mal”, la bellezza del male .
Resta difficile partecipare pur se emotivamente quel dolore personale di una ragazza violentata in gruppo e poi dileggiata magari in uno stato di incoscienza creatosi per l’ebbrezza del’ alcol bevuto in una serata estiva che doveva essere spensierata e di allegria ,ovvero di quei normali comportamenti tra ragazzi, ma cosi’ non e’ stato.
Non di finire in quella tana dei lupi che altro non aspettavano se non quella loro preda, per poi esibirla.
Resta difficile partecipare pur se emotivamente quel dolore personale di una ragazza violentata in gruppo e poi dileggiata magari in uno stato di incoscienza creatosi per l’ebbrezza del’ alcol bevuto in una serata estiva che doveva essere spensierata e di allegria ,ovvero di quei normali comportamenti tra ragazzi, ma cosi’ non e’ stato.
Non di finire in quella tana dei lupi che altro non aspettavano se non quella loro preda, per poi esibirla.
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