Arriva dunque a fine corsa un provvedimento che ha fatto molto discutere e che è costato ben 10 miliardi di euro l’anno. Annunciato a marzo del 2014, appena un mese dopo l’insediamento di Renzi a Palazzo Chigi, è stato varato il mese successivo, ad Aprile. giusto in tempo per consentire al Partito Democratico di trionfare nelle successive elezioni europee di maggio con il 40,8% dei voti.
Dietro la decisione di cancellare il bonus renziano la necessità del governo in carica di fare cassa per far quadrare i conti pubblici. Operazione non semplice visto il rallentamento dell’economia e le clausole di salvaguardia sull’Iva previste a partire dal 1 gennaio 2020.
Ma ‘reddito di cittadinanza’ e ‘quota 100’ non porteranno voti da una sola parte, così come fu per il Pd di Renzi, ma rischiano, invece, di spaccare ulteriormente l’attuale governo che, alle elezioni europee di domenica prossima, dovrà spartirsi i voti degli elettori che hanno beneficiato di questi due provvedimenti e rinunciare a quelli di chi dovrà restituire gli 80 euro e di tutti coloro – la stragrande maggioranza degli italiani – che sono rimasti a bocca asciutta!