Adesso che l’Italia è tornata a crescere, basta tassare i soliti fessi.

C’è un’Italia che riparte, ed è quella dei bar e dei ristoranti, del turismo e delle partite Iva più in generale, che ha già ripreso a macinare incassi e a registrare il tutto esaurito nelle località ‘vacanziere’ e nelle città d’arte.

E poi c’è un’Italia che segna il passo, e che lo ha segnato prima, durante e dopo la pandemia. Stiamo parlando dell’Italia dei pensionati e delle buste paga, ovvero di quegli italiani che tra un lockdown e una riapertura sono stati additati come i “garantiti”, ovvero coloro i quali possono sempre e comunque contare su un’entrata fissa: uno stipendio da fame!

Ebbene oggi che l’economia è ripartita e che le previsioni economiche indicano un Pil in netta risalita, pensionati e lavoratori dipendenti – che lo ricordiamo campano con pensioni e stipendi che sono stati dimezzati dalla moneta unica, per cui i cosiddetti “garantiti” guadagnano ancora il Lire, ma pagano e spendono in Euro – si ritrovano a fare il fanalino di coda di un’economia che ha ripreso a viaggiare a mille!

Vale la pena ricordare che la pandemia da Covid ha avuto un effetto drammatico non soltanto sulle attività economiche costrette a chiudere per limitare i contagi, ma anche sui pensionati che hanno dovuto supportare economicamente figli e nipoti costretti in casa senza percepire buoni pasto e straordinari e dovendo sostenere le spese dello smart working e della didattica a distanza tutte a loro carico!

E se non verrà operata al più presto una riforma fiscale che faccia pagare il giusto a tutti, senza spremere sempre e soltanto i “soliti fessi” – pensionati e lavoratori dipendenti –  ribattezzati come i “garantiti” in tempo di pandemia, saranno sempre loro a dover pagare il conto della crisi, prima perchè c’era il Covid e dopo perchè il fisco non conosce tasche migliori delle loro, dove è più facile andare a mettere le mani!

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