di Letizia Meuti. Loro sono Samu, Imperator, Faby, Eric69, Xamas, Milly, Davide, Beppuz, Claudia, Gaia… sono i nostri ragazzi i cosiddetti Italians in fuga. Hanno riempito le loro belle valigie di sogni e speranze le hanno chiuse e decisi a lasciarsi alle spalle un futuro incerto ed un paese stanco ripiegato su se stesso che non ha voglia di cambiare sono partiti dritti e spediti verso nuovi orizzonti, gli orizzonti del loro cambiamento, gli orizzonti nebbiosi e variabili della tanto agognata London Town.
Hanno gli occhi grandi, belli, gli stessi occhi di chi vuole a tutti i costi stare bene, di chi vuole per una volta nella propria vita realizzarsi. Hanno voglia di crescere, di vivere, di ricominciare tutto da capo senza l’ansia di poter sbagliare.
Tolto il fiato sul collo delle nostre belle famiglie tipicamente italiane, del che cosa fare dopo la laurea, del volere tutto e subito, del “mmm, si poi ci penso magari domani”, loro osano e sfidano sapendo di avere nelle mani il potere.
Loro hanno il coraggio (che diciamoci francamente a molti di noi manca) di poter decidere di che cosa fare della propria vita.“Qui – dice Beppuz – la meritocrazia esiste davvero. Ma se ti aspetti il riscatto sociale, la possibilità di arrivare in alto è bassissima, sei marchiato dalla nascita. I requisiti servono sempre. Se ti accontenti di un posto come cameriere o lavapiatti ce n’è quanti ne vuoi ma se vuoi ricoprire un posto dirigenziale bhee la strada è lunga, la concorrenza spietata e la richiesta scarsa perché anche a Londra c’è la crisi, in più qui anche se guadagni bene il costo della vita è molto alto e gli affitti sono alle stelle”.
Davide dice un po’ le stesse cose, ma da un diciottenne per la prima volta in gita a Londra l’angolazione un po’ cambia: “E’ un’esperienza che ti cambia la vita, la consiglio a tutti. Se vuoi lavorare ti devi fare il mazzo, abbassi la testa e righi dritto altrimenti a casa e anche di corsa,non si guarda in faccia a nessuno.”
La storia di Milly mi ha fatto sorridere.“Londra è straordinariamente libera e bella, è un’avventura da vivere a cento miglia all’ora. Il tempo qui è un po’ una merda, variabile fino alla nausea piove cinque minuti dopo esce il sole poi ancora giù acqua a catinelle. Gli italiani sono come il prezzemolo, li trovi dappertutto danno sapore ma dove ce ne sono più di una manciata sono troppi… – poi conclude – Occhio però Londra è dura: Mind the gap!”.
Piano piano il mito del paese dei balocchi comincia un po’ a cedere, vivere in UK ha il suo prezzo da pagare. Inevitabile scatta il confronto con l’Italia, giusto o sbagliato che sia se ragionato serve a dare una bella ridimensionata alla realtà, smussa i difetti trasformandoli in virtù e ci aiuta a vivere meglio. Intanto ho raccolto cinque pro e cinque contro.
I Pro:Londra è una città sicura e tranquilla. C’è il rispetto delle regole. Per cercare un qualsiasi impiego basta darsi da fare, provare tutte le alternative possibili se sei in gamba e hai voglia vai avanti poi se il posto di lavoro non ti piace si fa sempre in tempo a cambiarlo nel frattempo incrementi la tua rete di contatti La società non è bloccata.
Le cose accadono e cambiano molto rapidamente. Qui c’è tutto e il contrario di tutto. Si vive al massimo E’ un esperienza che ti apre gli occhi, incontri persone fantastiche e crei dei rapporti di amicizia che sfidano le leggi della lontananza
I Contro:Servono conoscenze ed un’ottima base d’inglese. Bandite ogni illusione. Ci sono una miriade di truffe fatte da agenzie italiane che affittano case a prezzi folli o addirittura che non esistono e che poi spariscono con le caparre. La capitale britannica è una delle metropoli europee più care. Il costo della vita è notevolmente alto si guadagna bene, è vero gli stipendi sono il doppio rispetto l’Italia, ma i prezzi esorbitanti dei trasporti e degli affitti creano disagi ai nostri ragazzi che studiano e lavorano nella city.
L’NHS ovvero il National Healt Service è un incubo. I tempi di attesa per una visita specialistica sono lunghissimi, gli appuntamenti vengono spostati o addirittura cancellati senza una spiegazione, i dottori hanno un approccio spesso troppo superficiale. Nella periferia della città o nei paesini circostanti l’ambiente sociale e umano è deprimente, ragazzini prigionieri dell’alcool e della droga, ragazzine incinte a 13 anni e che a 20 anni hanno già 5 figli anche con uomini diversi, vittime del degrado nessuno di loro andrà all’università e pochissimi finiranno le scuole superiori
Credo che continuare a fare paragoni sia inutile anche perché più vado avanti più mi accorgo di quante piccole cose tralasciamo per rincorrere un’utopia.
Scrivendo questo articolo pensavo di arrivare ad una conclusione cioè che emigrare nella patria dei pub ormai è diventata una moda, e invece sono rimasta piacevolmente sorpresa dal fatto che non è esattamente così.
Molti dei ragazzi di cui vi ho parlato sono poi tornati nel nostro paese chi con un progetto, chi con un buon inglese ed un pò di soldi, chi con una persona speciale, chi ha messo finalmente la testa a posto e chi non è tornato per niente. Leggendo i loro racconti ho capito che non è sempre tutto rose e fiori.
Anche se Londra è il posto più fico del mondo casa è sempre casa, il loro cuore e la loro mente sono rimasti qui perché sarà pure un luogo comune ma i detti non sbagliano mai. Tutto il mondo è paese.
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Grazie per aver votato!
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