Vittorio Feltri, sicuri che il pesce faccia bene?

di Vittorio Feltri. So che quello che mi accingo a scrivere non piacerà ai lettori, ma poiché si tratta di verità non mi tiro indietro. Domenica scorsa sul Corriere della Sera Antonio Lubrano, personaggio televisivo in tempi non lontanissimi, ha pubblicato nella sua rubrica, Dalla parte vostra, un articolo delizioso sulla denominazione scientifica del pesce confezionato pretesa dall’Unione europea.

La spigola va chiamata dicentranchus labrax, l’orata sparus aurata, lo sparago diplodus volgaris. Non si capisce perché a Bruxelles si rivaluti, rendendolo obbligatorio in ambito ittico, il latino, lingua amabile per quelli della mia generazione, ma desueta, per non dire ormai sconosciuta perfino agli studenti liceali.

Immagino che l’intento della Ue sia quello di nobilitare i prodotti della pesca che incontrano il favore delle masse, ignare di quanto essi non siano tanto sani quali alimenti.

Io non sono uno studioso di oceanografia, tuttavia sono consapevole che le deiezioni mondiali, ossia di quasi sette miliardi di individui, finiscono in mare.

Per forza, altrimenti dove volete che si scarichino? Le fognature si diramano in qualsiasi centro abitato, l’acqua ne trascina il fetido contenuto verso torrenti, fiumi, laghi e in fase terminale è il mare che lo accoglie, lo diluisce e lo stempera.

In ogni caso la mole degli escrementi – ripeto, del globo – si riversa nelle onde salate, tanto adorate dai popoli. I quali non pensano che pertanto qualunque pesce nuota in un immenso liquame.

In sostanza, mi è difficile comprendere come sia possibile che i miei simili gradiscano nutrirsi di animali che sguazzano nella merda, di cui fatalmente assorbono le caratteristiche e il sapore.

Personalmente mi guardo bene dall’ordinare branzini e similari al ristorante, che in casa non intendo neanche vedere. Preferisco pasteggiare con mele, pere e mozzarelle, mentre i miei figli sono ghiotti di sushi. De gustibus non est disputandum.

Specifico loro: se vi piace la cacca elaborata, mangiatene, non pretendete che io l’assaggi. Prediligo altro di più genuino.

Per concludere, mi domando come si spieghi questo fenomeno: d’estate la gente per trascorrere liete vacanze corre al mare e vi si tuffa allegramente allo scopo di trovare ristoro e felicità.

Incredibile come la gioia sia reperibile nello sterco.

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