Verso gli Stati Uniti d’Europa o verso il fallimento dell’Unione?

di Mario Donnini. “Lo sciame di attentati terroristici a Bruxelles è la dimostrazione del fallimento dell’intelligence del Belgio ma anche di quella dell’Europa, colpita e affondata nella capitale dell’Unione e sede della Nato”, si legge nell’incipit dell’articolo pubblicato da Negri sul quotidiano finanziario. “Dopo tanti vertici in cui è discusso di collaborazione tra i servizi europei la realtà tragicamente dimostra che neppure belgi e francesi riescono a cooperare tra di loro”. Lasciamo da parte la canea dei talk show, finalizzata all’audience e la bagarre politichese di chi non vuol perdere l’occasione di mostrarsi. Guardiamo avanti, con il pensiero ai morti di ieri e, purtroppo, a quelli di domani.
C’è chi parla di militarizzare l’Europa e chi parla di fallimento dell’intelligence europea; ma c’è anche qualcuno che paventa una catena di eventi: da Parigi, Oslo, Colonia e Bruxelles, comunque, utili a chi preme per privare delle sovranità e delle loro Costituzioni i popoli dell’Unione europea. E’ la logica dei puzzle: più tessere si collocano, più l’immagine appare e, devo dire, “Mi appare sempre più chiara”. Di fatto, gli europei danno segni di mal sopportare la recessione e l’invasione imposte al continente, come anche l’allontanamento della Russia dal nostro mercato. Credo che la Russia sia tanto Europea quanto non potrà mai esserlo la Turchia. Chi, invece, appare sempre più distante e per via della politica dissennatamente imperialista dalla fine della guerra fredda, sono gli Stati Uniti, al cui popolo tutti noi dovremmo rivolgere un preghiera pietosa: Si sveglino! Di certo, non se ne può più di vedere andare in macerie intere nazioni e non incantano più nessuno con le loro guerre contro i dittatori scomodi, per il solito, colpevoli di sedere sopra giacimenti di petrolio. Chi credeva che gli USA avessero spedito dieci armate contro la Germania nazista per portarci la loro democrazia, era un ingenuo e, probabilmente, non sapeva che il riarmo hitleriano era stato finanziato proprio dalla finanza USA, dai suoi grandi nomi, compresi Henry Ford, Thyssen, L’IBM, nonno Prescott Bush etc.. Mi son lasciato andare, ma per essere un minimo preciso e, in realtà, sono fra quelli che vogliono – dico “vogliono” – sperare in un deciso colpo di barra di un Donald Trump vittorioso. Perché conosco due modi di guidare le nazioni: il primo è la sottomissione della loro economia, quindi, della politica e dei popoli, e l’Unione europea, caldeggiata dagli USA fin dai suoi primi passi, in nome della pace europea, è stata concepita per realizzare questo obiettivo attraverso una banca o filiale della finanza mondiale; il secondo richiede una vera leadership ed è mirato al raggiungimento del massimo sviluppo da parte degli alleati, all’inseguimento della nazione leader. Il primo modello mi ricorda quanto scritto da Napoleone Bonaparte circa il Regno d’Italia, di cui si era incoronato re. Il Regno d’Italia, possiamo dire, era il Nord della penisola e doveva costituire un mercato per l’economia e l’industria francese, un bacino dove attingere mano d’opera e materie prime. Evidente, che ogni attività industriale italiana doveva essere scoraggiata, anzi, impedita perché avrebbe sottratto all’industria francese, appunto, mercato, mano d’opera e materie prime. Quel Regno napoleonico ha visto, invece, irrompere sui mercati un’industria che, fino a ieri, ha insegnato parecchio a tutti. Quali ragioni potrebbe addurre la finanza mondiale per negare all’Europa di affiancare gli Stati Uniti d’America in una competizione mondiale con le economie asiatiche? Se prima della caduta del muro, si poteva giustificare una governance più o meno ferrea, gestita attraverso la NATO, oggi questo modello è ancora la strada giusta per realizzare il massimo dei profitti? Su cosa vogliono primeggiare questi padroni del mondo, occidentali? su un continente alleato o su un cimitero vivente di schiavi o di sudditi? Fino al 2011 (altra balla colossale, come le armi di distruzione di massa) cristiani e musulmani convivevano. Oggi ci vogliono scatenare contro di loro in una guerra perenne, non certo nostra.Nessuno mi leva dal capo che gli attentati nelle città europee obbediscano alla stessa logica e facciano parte della stessa ragnatela che ha destabilizzato i paesi del Mediterraneo e il Medio Oriente. Anche i particolari, agghiaccianti e non, si somigliano banalmente. Terroristi noti e già attenzionati da tempo, armi che spuntano come margherite e documenti lasciati a uso e consumo degli investigatori e i terroristi morti, con la bocca cucita per sempre. Il tutto in un crescendo dettato dalla fretta di far presto, prima che gli europei si destino e agevolato dal sorgere di sempre più grandi isole-ghetto di diseredati o di assatanati dal fanatismo religioso. Già, perché un ruolo di primo piano lo riveste proprio l’Islam, con i suoi comandamenti mortiferi e la sua doppiezza volti a estirpare gli infedeli dalla faccia della terra. Non da meno, per contro, sono le cutrettole cattocomuniste che per incoscienza, ignoranza o per stoltezza, quando non anche per essere prezzolate, propongono l’accoglienza senza regole, senza futuro e senza rispetto per le radici proprie e di chi, sfortunato, approda fra le loro braccia; ma abbiamo visto che il motore di tutto ciò è quasi sempre il denaro e, gira e rigira, sempre lì si va a parare, che siano multinazionali o associazioni o ingenui volontari. Non c’è altra spiegazione al fallimento di ogni politica dell’integrazione in Italia e in Europa. L’accoglienza sottende un interesse. E’ anche un falso e lo dimostrano, per fare un esempio, i Rom, che nei Balcani vengono pestati appena li vedono per la via e qui rubavano, rubano e ruberanno e sono pure bravi. E, poi, di quale accoglienza parliamo? La solidarietà è un principio costituzionale e discende dalla radice trasmessaci dalla rivoluzione cristiana dell’amore per il prossimo. Ma è scritto “Ama il prossimo tuo come te stesso” e, perciò, ama prima te stesso, i tuoi familiari, i tuoi concittadini; non far morire di fame e di freddo i tuoi concittadini per mantenere vizi e stravizi di genti che non potranno neppure lontanamente sperare di compiere il salto di civiltà che le separa da noi e alle quali non stiamo facendo del bene, se, come penso, si troveranno presto a vendersi e scannarsi nelle favelas d’Europa. Di fronte ai poveri nostri morti, un Imam, i musulmani compatti, rimproverano che nessuno piange i morti di Gaza, dello Yemen, dell’Iraq, della Libia. Si perde il conto di tutte queste “guerre di pace” a stelle e strisce. Io piango i miei, i nostri e i loro morti, tutti fratelli e vittime di un piano demenziale di dominio sul nulla.

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